«Se fosse lecito paragonarci a un ordito che attraversa una trama, mi piacerebbe molto che tutti noi (studenti, docenti, personale tecnico-amministrativo) considerassimo il Conservatorio di Milano come la trama che intesse il nostro percorso musicale e, insieme, nel tempo, potessimo rendere sempre più precisa l’immagine e sempre più netti i colori dell’arazzo che vogliamo essere». Così Cristina Frosini, Direttore del Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano, nelle linee di programma presentate in occasione delle elezioni per il triennio 2019-2022 da lei vinte al primo turno. L’abbiamo incontrata per scoprire insieme a lei i fili che saranno intrecciati nel prossimo triennio.
Si aspettava questa riconferma?
Da una parte sì, perché non è mai mancato il sostegno dei colleghi. Ma naturalmente, in questi casi, non puoi mai avere la certezza. Diciamo però che una conferma così, al primo turno e senza ballottaggio, è stata una gran bella soddisfazione!
Secondo lei quali sono i punti forti del suo primo mandato?
Ho lavorato con entusiasmo per l’istituzione, per dare servizi tanto ai docenti quanto agli studenti. Mi riferisco, ad esempio, all’acquisto degli strumenti musicali, alla ristrutturazione delle aule e a tutta una serie di attività che completano l’offerta formativa. Da non dimenticare i regolamenti interni: hanno meno impatto sull’esterno ma sono fondamentali per organizzare meglio la struttura.
Da poco è stato nominato dal Ministro un nuovo Presidente del Conservatorio, Raffaello Vignali, famoso per il Bonus Stradivari…
Proprio così. Vignali, da sempre sensibile alle esigenze dei Conservatori, si è messo a lavorare subito per la ricerca di una nuova sede che per noi fondamentale. Sono anni che cerchiamo una sistemazione più consona alle nostre esigenze e abbiamo individuato un lotto a Rogoredo. Nel frattempo ci stiamo attivando per una sede provvisoria nella Manifattura Tabacchi.
Quali le priorità del prossimo mandato?
In questi tre anni abbiamo costruito molto: abbiamo una nuova orchestra sinfonica, un’orchestra juniores, la Verdi Jazz Band, la banda del Conservatorio. Tutte compagini che hanno bisogno di maturare e diventare più solide. Poi bisogna fare rete, a Milano e non solo. Penso alle relazioni proficue già avviate con la Filarmonica della Scala, il Teatro Carcano, l’Università Statale e il Politecnico. Mi piacerebbe avviare dei master che valorizzino professioni diverse da quelle strumentali, come sound engineering e organizzazione dello spettacolo dal vivo.
Si è molto parlato della fiction “La compagnia del cigno” andata in onda su Rai1 nei mesi scorsi. Ci sono state effettive ripercussioni sulla vostra istituzione?
Riteniamo di sì. Sono arrivate tante richieste di iscrizioni, circa un migliaio. Questo ci permette di poter scegliere di più e meglio. Si evidenzia una crescita in quasi tutte le scuole, particolarmente significativa nel settore delle nuove tecnologie e dei nuovi linguaggi musicali, tra cui il Jazz e la Popular Music. La tv ci ha dato una visibilità dal basso, si sono accorti che ci siamo!
In copertina Cristina Frosini