Altri due album per la nota etichetta americana Centaur Records firmati dal pianista Sebastian Di Bin, che suggella così un fortunato sodalizio con la label classica indipendente della Louisiana, tra le più antiche degli Stati Uniti.
Già noto in ambito internazionale per il suo palmarès di vittorie in importanti concorsi pianistici e concerti particolarmente seguiti, dopo i 12 Studi di esecuzione trascendentale di Franz Liszt, immortalati nel 2015 sempre per la casa discografica dal centauro sonante, l’infaticabile, già enfant prodige, Sebastian Di Bin mette a capitolo nella sua discografia altre due grandi imprese. La prima è l’opera completa degli Studi di Chopin, nel dettaglio i 12 Studi dell’op. 10 e i 12 Studi dell’op. 25. La seconda è un’antologia dal titolo Russian Music e contiene di Rachmaninov i Sei momenti musicali op. 16, di Tchaikovsky Dumka, scena rustica russa op. 59, la Fantasia op. 28 di Scriabin e la Sonata per pianoforte n. 7 op. 83 di Prokofiev.
Registrate su un pianoforte Borgato Concert Grand L282 e con la cura tecnica del produttore e ingegnere del suono Pietro Tagliaferri, queste pubblicazioni nella diversità dei repertori e dei periodi storici, dimostrano tutta la versatilità speculativa dell’interprete. Capace da un lato di eseguire Chopin oltre gli stereotipi, allo stesso tempo lontano da riletture stravaganti, e di carpire la sensibilità di quattro autori russi diversi tra loro, nelle concezioni formali e filosofiche che li caratterizzano, senza mai scendere a facili compromessi omologanti, senza mai ostentare nemmeno il suo innato virtuosismo esecutivo.
Negli Studi di Chopin è la nota poetica che Di Bin esalta, superando la celebrazione asettica della padronanza tecnica, in favore di un gusto raffinato e pungente nella visione di dar voce a pur brevi ma grandi liriche, più che a una serie di esercizi da concerto. Ventiquattro quadri divisi in due opere dal carattere diverso, dove il pianista dimostra di coglierne il sentimento interno e di saperlo ridare al suono con sentita sensibilità e accuratezza. La tavolozza di tecniche, di elementi costitutivi generi e forme del pianismo romantico racchiusi in questi capolavori di Chopin, dallo studio sul cromatismo, su scale, arpeggi, abbellimenti, sulle ottave e via discorrendo, trova nella versatilità emotiva di Di Bin e nel suo dominio della tastiera, un esempio lampante di intuizioni degne del genio polacco.
Nella miscellanea russa invece le opere vengono presentate non in ordine cronologico ma secondo una disposizione che mette in apertura e chiusura i componimenti a più tempi, ovvero i lavori di Rachmaninov e Prokofiev, con al centro i brani nati come libere improvvisazioni, flussi di coscienza, cioè le scene russe di Tchaikovsky e la fantasia di Scriabin. Diversamente dall’esecuzione di un’opera monografica, questa pala russa di quattro grandi tavole, trova nei colori pianistici di Sebastian Di Bin e nell’inappuntabile precisione ritmica, il giusto equilibrio per definire con rara spontaneità il significato di queste opere diverse e complesse. Senza orpelli, con carattere profondo e fermezza esecutiva, l’onestà dell’artista di talento si misura anche in questo caso ottenendo ottimi risultati, a confronto con i grandi compositori e pianisti dell’Otto e del Novecento.
Con questi due nuovi album, il pianista Sebastian di Bin conferma la sua posizione di artista italiano e tra più giovani inseriti nella rosa dei migliori interpreti della Centaur Records.