Tra sacro e profano: a Urbino è tempo di musica antica

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Arrivata alla 49° edizione, anche quest’anno la prestigiosa rassegna di musica antica ha riunito, nell’incantevole Urbino, importanti interpreti nel doppio ruolo di esecutori e di docenti in masterclass di livello internazionale, che richiamano musicisti di tutte le età, provenienti dal mondo intero.

Fra i numerosi e affascinanti programmi, i due concerti programmati per il 28 luglio 2017 hanno proposto due diverse declinazioni della “teatralità” musicale settecentesca. Nel corso del primo appuntamento, nel Salone Raffaello nell’omonimo settecentesco Collegio, lo strepitoso duo Lorenzo Coppola-Carmen Leoni ha proposto una sorta di effervescente lezione-concerto dedicata ai “gesti teatrali del classicismo”. Dall’esecuzione della trascrizione per clarinetto della mozartiana Sonata in mi minore K304 (originariamente composta per violino e pianoforte) alla Sonata Hob, XVI:32 per tastiera di Haydn, è affiorato quel percorso ideale che, dalla “sensibilità” di Carl Ph. Emmanuel Bach alla drammaticità dello stile beethoveniano, mostra la ricerca di mezzi espressivi  non legati alla retorica, ma «aperti a forme più moderne d’introspezione e di sentimento» (Carlo Fiore) che caratterizza il classicismo viennese. L’entusiasmo di Lorenzo Coppola ha trascinato il pubblico nella scoperta degli splendidi strumenti usati e delle peculiarità timbriche, come il raffinato suono vellutato ottenuto con pedale di risonanza del fortepiano viennese originale o il carattere cantabile o comico dei registri acuto o grave prodotti dalla copia di un clarinetto d’amore del 1788, ed emersi in particolare nell’esecuzione della nota Sonata in la maggiore di Franz Anton Hoffmeister e nei bis haydiniani.

Alla drammaticità intimistica del repertorio cameristico classico è seguita la spettacolarità della produzione sacra settecentesca italiana, presentata nel concerto serale. Nella solenne cornice della Sala del trono del Palazzo ducale, Alessandro Quarta ha magistralmente diretto solisti esperti come il contralto Gabriella Martellacci, il soprano Benedetta Corti, il tenore Luca Cervoni e il baritono Mauro Borgioni, nonché gli ensemble vocali ONBCI e FIMA (quest’ultimo formato dagli allievi dei corsi di canto d’insieme tenuti dallo stesso musicista, docente presso i corsi urbinati dal 2007) e i giovani e talentuosi strumentisti dell’Orchestra Nazionale Barocca dei Conservatori Italiani, nell’esecuzione di due salmi concertati del XVIII secolo. Dal rigore contrappuntistico ereditato dalla “scuola romana” e dalla produzione corelliana del Laetatus sum ad alto solo e ripieni (1725) di Pietro Paolo Bencini alla convergenza di linguaggi propria della stagione galante, proprio del drammatico De profundis (1736) del cremonese Giuseppe Gonelli, è emerso un affascinante, grandioso confronto fra due “civiltà” musicali stilisticamente distinte, nonostante la relativa vicinanza cronologica e geografica, concluso poi con un acclamato bis da un mottetto del tedesco Anton Cajetan Adlgasser.

Foto di copertina Ph. Getty images

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