Una serata tiepida di inizio estate ha accolto l’inaugurazione della stagione della Forte Arena, l’anfiteatro all’aperto all’interno del Forte Village Resort di Santa Margherita di Pula (CA) che ieri ha ospitato oltre duemila spettatori per la rappresentazione di “Rigoletto”, in un allestimento originale del Teatro Lirico di Cagliari. Uno spettacolo attesissimo, soprattutto per la presenza di Leo Nucci, il catalizzatore attorno al quale è stato sapientemente costruito il tutto. Molto è già stato scritto è sul grande baritono emiliano, “Rigoletto” per antonomasia, in cinquant’anni di onorata carriera: basti dire che ciò che l’età gli ha tolto (poco, in verità) per potenza vocale gliel’ha restituito in esperienza, presenza scenica e conoscenza profonda del personaggio. Il pubblico lo ha abbracciato con entusiasmo, richiedendo anche discutibilmente il bis del duetto finale del II atto “Sì, vendetta, tremenda vendetta”, usanza lusinghiera per gli esecutori che tuttavia interrompe il pathos narrativo. Barbara Bargnesi, la “Gilda” di questa edizione dalla voce meravigliosa, estesa e ricca di sfaccettature timbriche, si è calata perfettamente nella parte, dando spessore con le sua capacità attoriali e con le mille sfumature dinamiche ed espressive ad un personaggio ambiguo come la figlia di Rigoletto. Buone anche le prove di Leonora Sofia (Giovanna), di Cristian Saitta (Sparafucile) e della sarda Martina Serra (Maddalena).
Il cast vocale è stato accompagnato dall’Orchestra del Teatro Lirico guidata dalla bacchetta di Donato Renzetti, efficace nel saper creare musicalmente quel climax tragico tanto cercato da Verdi; e un plauso agli strumentisti per l’intonazione precisa e la mancanza di sbavature nonostante la cappa d’umido che ha reso difficoltosa l’esecuzione. La regia di Joseph Franconi Lee e la scenografia di Alessandro Ciammarughi non hanno particolarmente colpito; un allestimento non inusuale, basato sulla pietra degli edifici della Mantova rinascimentale, con una pedana rotante al centro del palcoscenico il cui meccanismo lentissimo rendeva lunghi i cambi scena e frammentava la narrazione. Fra il secondo e il terzo Atto la presenza a scena aperta degli operai che, con martello e trapano, hanno montato per almeno cinque minuti la casa di Sparafucile, incoraggiati dagli applausi del pubblico, ha portato pure un tocco di comicità in un momento particolarmente drammatico della trama; anche se è valsa la pena aspettare, visto che la costruzione a livelli spaziali e sonori del Terzo Atto è stata la scelta più felice di tutto l’allestimento.