Unica tappa italiana del tour pasquale, il concerto di sabato 31 marzo della Gustav Mahler Jugendorchester presso il Teatro Verdi di Pordenone è stato un evento imperdibile.
Imperdibile in quanto anticipato dalla consegna del Premio Pordenone Musica ad Alfred Brendel; imperdibile grazie all’altissimo livello di compagine orchestrale, del direttore Vladimir Jurowski e della violinista Lisa Batiashvili; imperdibile per la scelta di repertorio coraggiosa, che ha dato modo al pubblico di ascoltare la Sinfonia n. 1 di Witold Lutosławski, il Concerto per violino e orchestra n. 1 op. 35 di Karol Szymanowski, e tutte le Images pour orchestre di Claude Debussy.
Un programma lungo e di ampissimo respiro novecentesco che ha visto l’orchestra trionfare soprattutto nella prima parte, grazie ad un Lutosławski travolgente fin dal poderoso attacco e ad uno Szymanowski estremamente coinvolgente. In entrambi i brani le caratteristiche che sono emerse con maggiore chiarezza sono state, oltre all’altissimo livello tecnico di tutti gli orchestrali ed all’incredibile suono delle sezioni, la capacità dell’orchestra di trasformare il proprio suono e la sua straordinaria coesione con l’espressivo gesto di Jurowski. Il direttore si è cimentato con indubbia maestria nel complesso repertorio, donando un’interpretazione proteiforme di Lutosławski capace di cambiar volto con sorprendente e schizofrenica rapidità, ora squadrato, ora teso, ora furioso, ora meditativo. La GMJO rispondeva al minimo impulso del suo direttore, riuscendo particolarmente bene in quei passaggi schiettamente grotteschi o decadenti, con alcuni virtuosismi orchestrali (soprattutto gli impressionanti rapidissimi crescendo) di primissimo livello. Notevole è stata anche la capacità di orchestra e direttore di cambiare suono nell’approcciarsi all’intensa sensualità di Szymanowski.
Il Primo Concerto per violino è stato uno splendore di timbri e raffinatezze di fraseggio, con un’orchestra capace di ammorbidire notevolmente il proprio suono ed assecondare magnificamente la solista. Lisa Batiashvili, dal suo canto, ha tenuto ampiamente testa alla compagine: tecnicamente brillante, la sua esibizione è stata coinvolgente ed espressiva, beneficiando anche di una cavata solida, dal suono rotondissimo e a tratti nasale. Il suo Szymanowski è stato permeato da un’intensa e morbida cantabilità, che non le impediva però di mutare improvvisamente carattere nei passaggi più energici, rendendo pienamente giustizia alla inconfondibile realtà sonora di questo autore. Ai calorosi applausi del pubblico, la violinista georgiana ha risposto con la Marcia da L’amore delle tre melarance di Prokofiev, in versione per violino e orchestra.
Ben curata anche la seconda parte, anche se orchestra e direttore sono sembrati molto, troppo attenti al condurre dignitosamente a compimento le Images debussiane. Impresa riuscita ampiamente, direi, grazie ad un’esecuzione precisa ed anzi capace di portare alla luce molti dettagli della raffinata partitura, fin dal primo movimento Gigues e proseguendo con Rondes de Printemps e con Iberia, un trittico nel trittico che normalmente occupa il secondo posto ma è stato in questo caso eseguito per ultimo, forse per questioni di effetto concertistico. L’ampia cura dei dettagli e la prudenza hanno tuttavia un po’ inibito orchestra e direttore, sacrificando a tratti una scorrevolezza e una ricchezza timbrica che avrebbero necessitato di più disinvoltura. Questo si è percepito soprattutto nei primi due movimenti, mentre meglio riuscito è stato l’impatto di Iberia, fatto cui ha contributo anche l’esuberante brano. Eccellente, invece, è stato il lavoro di insieme anche nei rapidi e frequentissimi scarti di tempo, con una drammaticità evocativa che emergeva con nitida chiarezza.
Un ultimo plauso va infine sicuramente al Teatro Verdi di Pordenone ed al suo Consulente per le attività musicali Maurizio Baglini: non è cosa comune né tantomeno scontata il poter sentire un’orchestra di questo livello in Italia, figurarsi in una città di piccole dimensioni. La residenza della Gustav Mahler Jugendorchester a Pordenone, quindi, mi appare davvero come un’iniziativa di capitale importanza, cui non posso che augurare una futura fortuna e magari un’estensione in qualche altra città, per poter diffondere l’impeccabile preparazione e la travolgente energia di questa incredibile orchestra.
Immagine di copertina: Lisa Batiashvili