Pubblicato “Paganini: 24 Caprices”, l’album di debutto del violinista Augustin Hadelich (Warner Classics). Abbiamo chiesto al musicista, Vincitore nel 2015 della prima edizione del Warner Music Prize, di raccontarci qualcosa sul suo percorso e su questa importante incisione.
Ci racconti qualcosa di lei…
Ho cominciato a suonare il violino quando avevo cinque anni. Ho due fratelli più grandi che all’epoca suonavano il violoncello e il pianoforte e ascoltandoli è nato in me il desiderio di far musica, perciò i miei genitori mi hanno regalato un violino per il mio compleanno. Dopo ho cominciato a suonare anche il pianoforte sebbene il violino sia sempre rimasto il mio strumento preferito, per il suo suono così simile alla voce umana. Ho cominciato a studiare con mio padre (un musicista amatoriale), poi ho avuto diversi maestri. All’età di 7 anni ho suonato per Uto Ughi, il primo grande violinista che io abbia incontrato; ho avuto poi l’opportunità di studiare con lui a Siena, all’Accademia Musicale Chigiana grazie ai corsi estivi di perfezionamento. Altri maestri sono stati Christoph Poppen, Igor Ozim, e Norbert Brainin. Quando avevo 20 anni sono andato a New York per studiare alla Juilliard School con Joel Smirnoff (all’epoca primo violino dello Juilliard String Quartet). Quindi, dopo la vittoria nel 2006 dell’International Violin Competition di Indianapolis, ho deciso di stabilirmi a New York.
I 24 Capricci di Paganini sono un monumento della letteratura per violino: qual è stato il suo approccio?
I Capricci di Paganini mi hanno accompagnato per molti anni, ed è davvero bello per me aver avuto l’opportunità di eseguirli tutti nel disco pubblicato da Warner Classics. I Capricci sono un capolavoro, alcuni sono affascinanti, divertenti, carichi di eccitazione, altri sono drammatici e passionali, pieni di lirismo. Una volta che oltrepassi la dimensione virtuosistica di queste composizioni, e la notevole difficoltà tecnica dell’esecuzione, puoi abbandonarti alla straordinaria bellezza della musica. Non c’è miglior dimostrazione dell’importanza di queste pagine musicali dei tanti arrangiamenti che si sono nel tempo susseguiti, da Brahms a Liszt, da Rachmaninov a Lutoslawski ect. Particolarmente interessante, per me, è l’arrangiamento di 12 capricci realizzato da Schumann (Op. 3, Op. 10). Nell’incisione di un album è molto importante concentrarsi sugli aspetti prettamente musicali, visto che l’ascoltatore non può vedere la performance live del violinista. Ho quindi passato molto tempo pensando a come valorizzare il carattere e l’umore di questi pezzi.
Prossimi impegni?
Il 2018 comincia con dei concerti con la Seattle Symphony Orchestra (St. Louis e Boston). Il resto dell’anno suonerò sia in America sia in Europa. Sono molto eccitato, inoltre, per il mio debutto estivo al Festival di Salisburgo, dove suonerò il Concerto di Sibelius.