La passione di un incontro e la tristezza della solitudine, il ricordo di una persona cara e l’oblio di un passato da cancellare, il fuoco vivo di un amore e la profonda oscurità della lontananza. Quante sono le anime del tango? Molteplici, contrastanti, ma tutte straordinariamente avvincenti. È un treno da cui non si vorrebbe mai scendere attraverso un paesaggio pieno di colori quello che Alessandro Quarta conduce alla scoperta delle composizioni di Astor Piazzolla. Il virtuoso violinista salentino, dopo aver rivisitato alcuni tra i brani più emblematici del grande riformatore del tango argentino in un suo recente album, diventa protagonista il 23 agosto del concerto conclusivo di Notturni in Castello, la rassegna organizzata dall’Associazione Amici della Musica Milano all’interno dell’Estate Sforzesca.
È Charlot, un tango malinconico firmato dallo stesso Quarta, ad aprire la serata in omaggio all’artista inizialmente incompreso e osteggiato dai suoi connazionali, tanto da essere definito el asesino del Tango. Dopo un’introduzione verbale in cui Quarta alla guida del suo quintetto propone alcune citazioni musicali per esemplificare la fisionomia e le sonorità di questo genere prima dell’avvento di Piazzolla, eseguendo tra l’altro un estratto del noto Por una Cabeza di Carlos Gardel, il viaggio musicale parte con il ricordo dell’esperienza del maestro argentino nella capitale francese in Chau París, un saluto accorato e nostalgico alla grandeur della Ville Lumière. A seguire Cité Tango dipinge invece gli anni di Piazzolla negli Stati Uniti. Qui sono le influenze jazzistiche a intromettersi e a scardinare i canoni del tango, dapprima con un assolo dell’eccellente pianista Giuseppe Magagnino, fino a coinvolgere anche Quarta al violino con linee melodiche che avremmo immaginato con il timbro di un saxofono o di una tromba.
Non è possibile interpretare la musica di Piazzolla senza vederla, senza delineare un’immagine che la rappresenti. È questo il pensiero che esprime Alessandro Quarta proprio prima di esporre un magistrale affresco della Parigi della Belle Époque in Río Sena, con le sue dame maliziose che passeggiano lungo le rive del fiume e si intrattengono tra un pettegolezzo e l’altro negli eleganti caffè del centro. Quarta ricorda inoltre il suo personale incontro con Piazzolla nel 1992, pochi mesi prima della morte del compositore, per introdurre un commovente Years of Solitude, un pezzo che segna il sodalizio artistico del maestro argentino con il jazzista statunitense Gerry Mulligan. Una melodia carica di nostalgia, eseguita in origine dal sax baritono di Mulligan e dal bandoneón di Piazzolla, diventa un canto di struggente bellezza interpretato dalla voce del violino.
Nell’esecuzione di Oblivion, impreziosita da una raffinata introduzione pianistica di Magagnino e da un suo assolo jazzistico nel corso del brano, viene esposta magistralmente tutta la ricchezza espressiva del tango. E in certi passaggi le tonalità chiaroscurali che Quarta riesce a tracciare con il suo violino lasciano l’ascoltatore davvero ammaliato.
Adíos Nonino, dedicato da Piazzolla al padre e composto alla notizia della sua scomparsa, passa da parti dolci e malinconiche a momenti densi di lirismo e di passione, sino a frasi concitate che improvvisamente alternano ritmiche differenti. Ma tutta questa varietà stilistica mantiene un’incredibile coerenza, fino a sfociare in un assolo al pianoforte ancora impregnato dei colori del jazz. Una flebile voce del violino conclude l’esecuzione con una sensibilità e una carica emotiva che impressionano ancora una volta per giungere poi a una chiusura esplosiva tipica del tango. Da sottolineare l’apporto prezioso in questo pezzo, come nelle altre composizioni, di Michele Colaci al contrabbasso, Franco Chirivì alla chitarra e Cristian Martina alla batteria, oltre al già citato Giuseppe Magagnino al pianoforte, strumentisti che sostengono in maniera ineccepibile il fuoriclasse di origine pugliese.
Quarta si congeda dal pubblico del Castello Sforzesco, annunciando quattro brani che propone senza interruzioni. Sono Jeanne y Paul, Fracanapa, Muerte del Ángel e una straordinaria interpretazione del celeberrimo Libertango a confermare l’eccezionale affiatamento del quintetto e una sorprendente vena esecutiva del solista. Alessandro Quarta plays Astor Piazzolla, oltre a rappresentare un pregevole lavoro discografico, è un’esperienza che merita davvero di essere vissuta dal vivo.