Risulta davvero complicato provare a descrivere Martha Argerich senza ripetere qualcosa che non sia stato già detto. Semplicemente ascoltandola, si comprende che qualsiasi parola sarebbe insufficiente per esprimere ciò che risuona dal suo pianoforte. Di certo i circa milleseicento fortunati che hanno gremito l’Auditorium Arturo Toscanini di Torino lo scorso 29 gennaio hanno constatato che la grande pianista di origine argentina è ispiratissima come non mai e in forma smagliante. A dieci anni dall’ultimo concerto con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai e a sessanta dalla prima apparizione assoluta alla Rai di Torino, la Argerich ritorna nel capoluogo piemontese e lo fa con un giovane e talentuoso direttore d’orchestra che lei stessa ha valorizzato e sostenuto, Enrico Fagone, primo contrabbasso dell’Orchestra della Svizzera Italiana e già sul podio con altre rilevanti formazioni sinfoniche internazionali. La serata, è scontato sottolinearlo, ha registrato il tutto esaurito e ha proposto un programma davvero particolare, che nasce dalla sensibilità e dall’esperienza del Maestro Fagone e dall’affascinante e sterminato repertorio della Argerich.
In apertura, per commemorare le vittime dell’Olocausto a breve distanza dal Giorno della Memoria, viene eseguita l’Ouverture su temi ebraici, per clarinetto, quartetto d’archi e pianoforte op. 34 di Sergej Prokof’ev. Martha Argerich è affiancata da Luca Milani al clarinetto, Alessandro Milani e Roberto Righetti al violino, Luca Ranieri alla viola e Massimo Macrì al violoncello. Una composizione che prende forma a partire da melodie popolari della tradizione ebraica diventa così un momento di riflessione e di ricordo di una delle più immani tragedie della storia dell’umanità. Il motivo popolare introdotto in maniera brillante dal clarinetto rappresenta il primo tema, che trasmette lo spirito della musica klezmer, mentre il secondo, esposto dal violoncello e successivamente dal primo violino, è caratterizzato da una cantabilità intrisa di nostalgia. Il delicato lirismo di certi passaggi è sapientemente bilanciato da slanci di maggior intensità e il merito dell’ensemble è quello di scegliere un’esecuzione che valorizza queste due differenti dimensioni senza però porle in contrasto in modo troppo enfatico.
Il Concerto n. 1 in mi bemolle maggiore per pianoforte e orchestra, S. 124 di Franz Liszt vede l’ingresso in sala di tutto l’organico sinfonico e di Enrico Fagone alla sua direzione. La partitura, concepita per mettere in rilievo la personalità del pianoforte, pone fin dalla prime battute Martha Argerich al centro della scena. Nell’Allegro maestoso subito viene ampiamente sfruttata la vasta gamma di colori timbrici dello strumento solista, che, in constante alternanza con l’assieme orchestrale, sempre primeggia. Nel secondo movimento Quasi adagio l’atmosfera onirica che si crea ruota intorno a un notturno pianistico, la cui suadente melodia attira a sé tutti gli altri strumenti in un dialogo che diviene una sorta di racconto fiabesco. Nell’Allegretto vivace – Allegro animato il triangolo tintinna e un tema scherzoso pare richiamare una danza incantata. Il suono acquisisce nuove sfumature e conduce al quarto e conclusivo movimento, l’Allegro marziale animato – Alla breve, più mosso. Qui una marcia leggera e saltellante dà ancora spazio a gesti virtuosistici del pianoforte di cui la Argerich ha il pieno controllo. Un’esecuzione che mostra la perfetta intesa tra la pianista e il direttore, che ben si conoscono e che hanno saputo imprimere la propria personalità alla partitura lisztiana senza limitare le iniziative degli orchestrali della Rai. L’applauso prolungato del pubblico ha richiamato la solista in scena, che generosamente ha concesso come bis due gioielli del pianismo romantico: dai Fantasiestücke op. 12 di Robert Schumann il coinvolgente Traumes Wirren prima e quindi le pagine di vibrante intensità della Widmung S. 566 di Schumann-Liszt.
La serata si è conclusa con due grandi partiture del maestro andaluso Manuel de Falla. La Suite n. 1 e la Suite n. 2 tratte dal balletto El sombrero de tres picos. Le sonorità tipicamente spagnole che caratterizzano questi brani sono frutto dell’estro del compositore nativo di Cadice e residente per anni a Granada. Il suo impressionismo musicale non cita melodie preesistenti bensì plasma nuove linee per trasmettere i colori vividi e i ritmi appassionati delle terre più calde della Penisola Iberica. La scelta di Enrico Fagone di confrontarsi con questo autore è sicuramente coraggiosa, ma proprio con questo dimostra la sua maturità alla conduzione e l’intelligenza di selezionare un repertorio che possa sfruttare appieno le potenzialità dell’Orchestra Sinfonica della Rai. Il risultato gli dà pienamente ragione perché la resa valorizza davvero tutti gli elementi dell’organico strumentale e comunica l’energia del giovane direttore, portando nella fredda città sabauda per poco più di venti minuti le tonalità cromatiche accese e i profumi intensi della calura di un assolato pomeriggio estivo nella campagna andalusa.
L’evento è stato ripreso da Rai Cultura e gli appassionati potranno seguire la serata il prossimo 24 ottobre, giorno in cui lo straordinario concerto sarà trasmesso su Rai5. Il consiglio, soprattutto per chi non c’era, è senz’ombra di dubbio quello di segnare questa data in agenda.