Spesso capita che la scintilla di una carriera musicale nasca proprio in famiglia, da genitori che coltivano un talento nella speranza che possa sbocciare in futuro. Assai di rado però accade che padre e figlia formino un duo e che la loro intesa artistica continui e si rafforzi anni dopo anno. È ciò che è successo alla violinista svizzera Maristella Patuzzi e a suo papà Mario, protagonisti del disco allegato a questo numero di Amadeus. Giovane e brillante solista lei, con un’energia incontenibile che si è riversata anche nell’impegno politico tra i banchi del Parlamento ticinese. Maturo e navigato pianista lui, concertista con una illustre carriera didattica alle spalle. Ora hanno deciso di registrare alcune delle più affascinanti e virtuosistiche pagine del compositore spagnolo Pablo de Sarasate e di raccontarci la loro storia.
Quando e perché avete deciso di formare un Duo fatto… “in casa”?
Maristella: «Quando stavo per compiere 5 anni, mio padre mi ha chiesto quale regalo desiderassi per il mio compleanno e io gli ho risposto senza esitare: “Vorrei fare un concerto con te!”. Esibirmi in pubblico per la prima volta è stata un’emozione bellissima; mi sono sentita al centro dell’attenzione, sotto i riflettori e circondata da fiori meravigliosi… L’energia del pubblico mi ha motivata a fare del mio meglio e ispirata a intraprendere questa strada».
Mario: «All’età di quattro anni e mezzo, poco dopo aver iniziato lo studio del violino, Maristella aveva bisogno di un pianista con il quale eseguire il repertorio per violino e pianoforte. Poteva scegliere il fratello maggiore Michele, eccellente musicista, però ha preferito suonare con me. Di sicuro la comodità di poter provare anche tutti i giorni ha la sua importanza, però le affinità elettive sono determinanti: il desiderio di conoscere i vari compositori negli aspetti fondamentali della loro vita, nel loro ambiente, nella loro epoca, nel profondo della loro ispirazione musicale; e poi la tenacia e l’applicazione per affrontare e gestire nel modo migliore ogni caratteristica strutturale, tecnica e formale della musica».
Mario, quali sono i suoi primi ricordi musicali della piccola Maristella?
Mario: «Il primo in assoluto risale a quando aveva due anni e mezzo; sentendo suo fratello suonare il violino, ha pronunciato la prima frase completa della sua vita: “Voglio il violino!”. Così la mamma… le impartì lezioni di pianoforte. Infatti Maristella suona bene anche il pianoforte e inoltre compone con grande facilità e abilità. All’età di quattro anni ha potuto finalmente cominciare anche lo studio del violino: sembravano fatti l’uno per l’altra. Tutto le veniva facile e naturale».
Maristella, quello per il violino fu dunque amore a prima vista?
Maristella: «Ricordo che mi è sempre piaciuto curiosare negli angoli più segreti di casa e così, un giorno, ho trovato un oggetto molto affascinante, delicato, intagliato nel legno. Non era una bambola: era un violino! L’ho annusato, ho pizzicato dolcemente le corde, ho preso l’arco e l’ho fatto scorrere come avevo visto fare da mio fratello Michele. Mia madre mi disse che quel violino era troppo grande per me e che, se volevo, me ne avrebbe procurato uno della misura adeguata al mio braccio. Ho cominciato così la mia avventura con uno strumento a noleggio. Crescendo, il violino che avevo trovato in casa è diventato il mio compagno preferito.
Con lui ho vinto parecchi concorsi, ho fatto numerosi concerti, suscitando l’attenzione della stampa e di molti amanti della musica, anche se per me tutto è cominciato quasi per gioco».
L’intervista completa, a cura di Andrea Milanesi, la trovate sul numero di Amadeus in edicola da oggi!
Info qui