Lovely Creatures: 30 anni di carriera di Nick Cave e dei Bad Seeds

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Più di una semplice raccolta, Lovely Creatures è una monografia solida e avvolgente, che raccoglie 30 anni di carriera di Nick Cave e dei Bad Seeds. Prevista in uscita nel 2015, ma accantonata per lasciare la scena all’album di inediti The Skeleton Key dell’anno seguente, è un’antologia realizzata dallo stesso Nick Cave e da Mick Harvey, musicista da sempre al suo fianco. Non si tratta solo di un disco (disponibile nella versione doppio cd o triplo vinile), bensì di un compendio che punta a raccogliere tre decenni di musica, senza trascurare contributi iconografici dagli archivi privati dei protagonisti.

Il lavoro filologico, svolto nell’esame di una produzione discografica pressoché sterminata, raccoglie quelle canzoni che hanno maggiormente segnato la band sia da un punto di vista intimo e personale sia, più in generale, della storia della musica: si avvicendano così titoli ben noti ad altri spesso lasciati in ombra. Il risultato è un sentiero tracciato attraversando centinaia di brani, un piacere per gli appassionati e un baricentro indispensabile per i neofiti.

Dal debutto con l’album From Her To Eternity, qui presente nella title track, si evince una delle caratteristiche fondamentali della band, nell’intercettazione e rielaborazione degli stimoli creativi più diversi. Ed è nel 1984 che tutto ha inizio o, per meglio dire, l’anno precedente, quando Nick Cave decide di intraprendere la propria avventura cantautoriale, distaccandosi dai Birthday Party con i quali, dalla natia Australia, si è stabilito a Londra. Proprio nell’anno orwelliano avviene la prima collaborazione parallela di Cave, che è presente nel disco Burning The Ice dei tedeschi Die Haut. E questo è il primo sintomo di una prassi che sarà costante nei decenni successivi, quella dei progetti paralleli e degli intrecci creativi.

Se, dalle fila dei Birthday Party, resta costante la presenza di Mick Harvey, in questi anni nasce il primo storico nucleo dei Bad Seeds, che comprende artisti quali Blixa Bargeld (già Einstürzende Neubauten) e Hugo Race. La band, nel corso del tempo, muta formazione senza tuttavia cambiare la propria natura: quella di ensemble di polistrumentisti, corpus sonoro viscerale in grado non solo di supportare la poetica musicale di Cave, ma di forgiare un’anima unica tra note e poesia. I Bad Seeds imprimono infatti un apporto fondamentale alle sonorità di Nick Cave che, insieme a loro, sembra spogliarsi dalle ruvidezze del post punk per effondere una più intima componente melodica. Inizia anche una riflessione sull’immagine dell’artista, declinata secondo lo stesso Nick Cave: non più sregolato e annegato nelle proprie perversioni, ma metodico e rigoroso, cesellatore di dettagli, oscuro cantore introspettivo ma lontano da una decadenza fine a se stessa.

Fino a poco prima della caduta del muro, Nick Cave è in quella fucina creativa che è la Berlino degli anni ‘80. A metà di questo decennio, viene registrato The Firstborn Is Dead, il primo disco a nome (ufficiale) Nick Cave and The Bad Seeds, da cui è estratto il brano Tupelo: qui si diramano le radici ancestrali del blues, le canzoni sono immerse nel fango del Mississippi. Scivolando negli anni ‘90, con il già citato Blixa Bargeld, Nick Cave interpreta il duetto The Weeping Song, presente in The Good Son: in questo disco ciascuna canzone sembra compiersi in una forma metrica e stilistica piena e rigorosa, nella quale si innestano arrangiamenti agli archi e respiro sinfonico in grado di ampliare l’orizzonte emozionale dell’ascoltatore, ma senza privarlo della componente intimistica. Uno snodo fondamentale nella storia della band, dove emozione e perizia si fondono in un perfetto equilibrio. Parlando di collaborazioni, a volte duetti tra anime dissimili, basti pensare a quella Where The Wild Roses Grow interpretata con Kylie Minogue, dove la cantante si spoglia delle proprie velleità patinate per diventare figura eterea.

Quest’ultimo brano è presente nel disco Murder Ballads ed è rilevante l’accostamento con il precedente Let Love In, entrambi registrati a metà anni ‘90: due concept album che mettono in contrasto due delle tematiche più archetipiche nell’opera di Cave, amore e morte.
Nel 1997 invece, rappresentato nella raccolta con Into My Arms, avviene un’altra tappa fondamentale nell’universo di Nick Cave, ovvero l’ingresso in pianta stabile del poliedrico Warren Ellis: è questo infatti l’inizio del sodalizio con un tessitore di melodie dall’estro creativo pressoché inesauribile, nonché funambolico talento dal vivo.
In Lovely Creatures sono presenti anche altri dischi della band, come Your Funeral, My Trial, Stranger Than Kindness, The Mercy Seat (nella quale fanno capolino i guizzi r’n’b di Deanna) e Abattoir Blues (il primo senza Blixa), per arrivare a Dig, Lazarus, Dig!!! e finire con il quindicesimo album della band, Push The Sky Away, presente nella racconta con ben quattro canzoni.
Oggi, la voce baritonale di Nick Cave non è solo un marchio di stile, è espressione diretta della sua poetica, di un universo oscuro intriso di talento, dedizione quotidiana e inossidabile tenacia, poliedricità e contaminazione tra le arti. Un mondo nel quale la voce cantautoriale e l’apporto di ogni singolo musicista sono fondamentali nell’approccio creativo tanto quanto nell’atto esecutivo. Il risultato è una sinfonia che abbraccia tematiche mai abbandonate e le esplora anno dopo anno con rinnovata consapevolezza, riunendo vocazione musicale e spirito letterario in una fusione artistica pressoché unica nel panorama musicale contemporaneo. E per questo destinata a non essere mai scalfita.

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