«Lima mi ha conquistato»: Simone Vallerotonda “ambasciatore” della musica antica

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«In un’epoca in cui i viaggi sono a portata di click, venire a Lima, invitato dal Festival Internacional de Música Antigua con il supporto del CIDIM e dell’IIC di Lima, è stata un’esperienza molto particolare. Da solo, con un arciliuto e una chitarra barocca, sono venuto a suonare un repertorio che temevo destasse impassibilità e incomprensioni per il pubblico locale. Liutisti e chitarristi romani tra ‘600 e ‘700: autori come Lorenzino, Valdambrini, Kapsberger, Zamboni (a cui ho dedicato un disco “L’ultimo romano” per l’etichetta Arcana) ovvero l’ultimo liutista romano che nel 1718 scrisse una raccolta di sonate per arciliuto in intavolatura.

E invece è stato spiazzante trovare l’Auditorium del Göethe Institut di Lima pieno! Sarà la curiosità, il fattore straniero, l’amore per la musica o non so cosa, sta di fatto che suonare per un’ora musica di autori sconosciuti è stato bello, intenso e in un’atmosfera di assoluta concentrazione generale.

Due giorni dopo ho tenuto una Masterclass all’Università Nazionale di Musica, con lezioni individuali a 6 allievi, pronti già dalle 9 del mattino con liuti e chitarre accordate, e una velocità di apprendimento incredibile. Alla Masterclass è seguita una lezione concerto sul liuto e la chitarra, in cui ho suonato davanti agli stessi allievi e altro pubblico accorso da altre classi.

Se è vero che gli Spagnoli arrivarono qui tanti anni fa e colonizzarono queste terre meravigliose e una popolazione a loro molto più antica, posso dire di esser stato io piacevolmente conquistato da un popolo curioso, desideroso e attento ad un repertorio “antico”, ma alle loro orecchie così “nuovo”.

Ciò accende inevitabilmente delle riflessioni sul nostro mondo, sul continente vecchio, che sempre più sta diventando decrepito nei gusti, nei costumi, in fatto di cultura in generale e in particolare in musica. E non è la solita retorica lamentevole. Parlo da giovane musicista di 36 anni, che gira il mondo da solista e con il mio trio I Bassifondi. A fine anno, leggo sempre un quaderno su cui appunto i concerti fatti e mi dico sempre “Quanti aerei e treni anche quest’anno, ma quanti concerti in Italia?”.

Colpa solo dei teatri che programmano sempre Verdi, Puccini, Rossini, e tutto il bellissimo, per carità, repertorio melodrammatico romantico, a volte con una sparuta opera barocca in cartellone?  O è anche colpa nostra, che abbiamo smesso di curiosare? Che ascoltiamo con mille pregiudizi, che ci facciamo guidare dalle playlists compilate, che cerchiamo di far durare stories entro i 20” altrimenti la gente non le guarda più? Forse non stiamo perdendo la calma, stiamo perdendo molto di più: la capacità di entrare dentro le cose, la capacità di recepire messaggi più complessi.

È chiaro che le rivoluzioni son utopie lontane e si leggono oramai sui libri di storia, ma ognuno può far la differenza nel suo piccolo. E nell’attuale civiltà l’immagine diventa sempre più simulacro che viene cancellato da quello successivo. Cosa possiamo fare?  Forse si può ascoltare con orecchie nuove o almeno pulite da preconcetti, e ci si può sedere con calma, come il pubblico di Lima, vestito normale, senza abito da sera, ad un concerto “diverso” di musica antica».

Simone Vallerotonda 

Immagine di copertina Ph. Matteo Casilli

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