La musica di Paisiello risuona a Taranto: oggi in scena Le gare generose

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La musica di Giovanni Paisiello risuona a Taranto in occasione della sedicesima edizione del festival dedicato al compositore, annoverato fra i più importanti della cosiddetta scuola napoletana, e promosso dagli Amici della Musica “Arcangelo Speranza”.

Il calendario del Giovanni Paisiello Festival, in programma nella Città dei due Mari dal 5 al 25 settembre, si articola in rappresentazioni liriche, concerti di musica vocale e di musica sacra eseguiti da artisti professionisti, fra i quali spicca il nome di Roberta Invernizzi, e da giovani talenti in luoghi storici fra i più suggestivi della città. La direzione artistica è affidata a Lorenzo Mattei al quale abbiamo chiesto di descrivere gli aspetti più peculiari delle proposte musicali del progetto artistico e culturale della rassegna.

Maestro, ci parli del programma generale e degli appuntamenti del festival.

In questa sedicesima edizione abbiamo due melodrammi: l’opera inedita “Le gare generose” di Giovanni Paisiello, trascritta per la prima volta in edizione moderna e “La cambiale di matrimonio” di Gioachino Rossini, che omaggia il compositore nel centocinquantesimo anniversario della sua morte, proposta in coproduzione con il Conservatorio Piccinni e l’Accademia delle Belle Arti di Bari. Entrambe le opere hanno una comune liaison in quanto “Le gare generose” è ambientata a Boston, ma parla anche della città canadese di Halifax; dal Canada proviene il danaroso protagonista della Cambiale di matrimonio, pertanto, l’America esotica, lontana e idealizzata del ‘700 è un po’ il fil rouge dei due melodrammi.

Come si è giunti a “Le gare generose” di Paisiello?

La scelta ha privilegiato le esigenze di allestimento, poiché l’organico strumentale non è molto ampio; i personaggi sono solo sei e l’opera è in soli due atti. E’ una delle poche volte che troviamo una commedia buffa per musica in due atti anziché in tre, pertanto risulta molto funzionale alla nostra produzione firmata da Isa Traversi per regia scene e costumi, tuttavia, è un’opera difficile dal punto di vista della drammaturgia perché lega la comicità di un’opera buffa con elementi desunti dall’opera seria, per esempio l’uso della suspense o la tensione continua tra i personaggi.

I due melodrammi costituiscono il cuore del festival.

Sono gli elementi di punta. Uno è diretto da Giovanni Di Stefano, l’altro da Giovanni Pelliccia, entrambe con cast molto giovani; quello dell’opera di Rossini è composto dagli allievi delle classi di canto del Conservatorio Piccinni di Bari, mentre il cast dell’opera di Paisiello prevede cantanti già in carriera come Bruno Taddia, Manuel Amati, Stefano Marchisio, Marianna Mappa, Giulia Mattiello e Maria Luisa Casali già ospite del festival in altre edizioni.

Il programma comprende anche concerti di notevole interesse.

Si, l’appuntamento concertistico più importante, e non è un caso che abbia inaugurato il festival, è il concerto di Roberta Invernizzi accompagnata da Franco Pavan alla tiorba; ospitarla al nostro festival è stato un evento per Taranto, e anche un grande regalo, direi. Il suo è stato un concerto molto raffinato, conclusosi con l’esecuzione di un pezzo sacro inedito per voce e liuto in omaggio a Paisiello. Un altro concerto con inediti è quello a due voci con protagonisti due falsettisti, Luca Parolin (contraltista) e Francesco Divito (sopranista).

Il titolo di questo concerto è “Agitati tra due mari”. Ovviamente il riferimento è a Taranto conosciuta anche come Città dei due Mari. La definizione “agitati”, invece, ha un significato più propriamente musicale.

E’ suggerita dal carattere virtuosistico delle arie. Il titolo rimanda all’aria di Vivaldi “Agitata da due venti”; nel nostro caso i due venti diventano di due mari di Taranto; è, inoltre, un riferimento diretto all’aria di furore tipica del Settecento che prevedeva la categoria psicologica dell’agitazione come ira, gelosia o sfogo che si declinava nel virtuosismo estremo. Altro appuntamento di particolare interesse è il concerto di musica sacra nel Duomo di San Cataldo con l’esecuzione di due pagine rare di Paisiello: Christus factus est e Miserere diretti da Pierluigi Lippolis. Anche in questo caso si tratta di brani inediti, che hanno richiesto un attento lavoro di trascrizione dal manoscritto e di studio.

Il Giovanni Paisiello Festival va affermandosi sempre più negli anni. Qual è la risposta del pubblico e come è cambiata nel tempo?

Concentrarsi e puntare sulla cultura è la nostra mission e la risposta è la  maggiore affluenza di pubblico avuta soprattutto nelle ultime edizioni del festival. Abbiamo puntato sempre alla qualità delle proposte musicali e la risposta del pubblico è straordinaria.

Un appuntamento parallelo alle proposte prettamente musicali è la tavola rotonda sulla possibile realizzazione del museo Paisiello in quella che fu la casa del compositore.

Quella di un museo per Paisiello è un’idea che l’associazione Amici della Musica “Arcangelo Speranza” porta avanti già da due edizioni e sarebbe una scelta necessaria non solo per il Giovanni Paisiello Festival, ma anche per il brand turistico di Taranto che potrebbe fare riferimento anche al compositore, un po’ sul modello di Mozart, Händel e altri. Abbiamo la fortuna di avere documenti che attestano che Paisiello ha vissuto in quella casa ancora in piedi seppure fatiscente, e una volta che questo contenitore sarà realizzato, si stabilirà anche la gestione. Io auspicherei un possesso comunale con la gestione da parte di associazioni culturali, sul modello di Casa Piccinni a Bari. Il materiale attualmente a disposizione è già più che sufficiente per allestire alcune sale e darebbe senso a intitolarlo museo e centro di studi.

Tornando alla musica, è molto significativo che il festival dia spazio anche a giovani studenti come nel caso de “La cambiale di matrimonio” di Rossini. E’ un gesto di grande attenzione e fiducia. Vuol dire qualcosa al riguardo?

Questa collaborazione è stata fortemente voluta da Domenico Colaianni, già ospite in edizioni passate del festival e in questa occasione regista del titolo rossiniano. Ospitare anche il suo debutto come regista ci è parso consono e bello. L’allestimento è una produzione del Conservatorio Piccinni e il festival offre lo spazio del bellissimo chiostro di Sant’Antonio. La qualità dell’orchestra del conservatorio è assicurata dalla presenza anche di docenti mentre i cantanti, come già detto, sono tutti allievi e per loro, la possibilità di testarsi in uno spettacolo dal vivo, sarà un importante banco di prova. Il conservatorio a sua volta ha collaborato con l’Accademia delle Belle Arti per la realizzazione delle scene e dei costumi che anche in questo caso sono frutto della creatività di giovani talenti, con risultati meritevoli.

In occasione della prima de Le gare generose ci sarà la consegna il Premio Giovanni Paisiello Festival 2018. Quest’anno a chi verrà conferito?

Il premio sarà assegnato alla casa discografica Bongiovanni che ha prodotto diversi dischi del festival: “Finte contesse”, “Semiramide in villa”, “Zingari in fiera” e il dvd del “Barbiere di Siviglia”. Attualmente è in lavorazione “La serva padrona” rappresentata lo scorso anno alla quale seguirà l’incisione de “Le gare generose”. Tuttavia, la scelta è ricaduta su Bongiovanni non soltanto perché produce i dischi del festival, ma anche per il suo impegno costante nella divulgazione della cultura musicale napoletana del Settecento.

Immagine di copertina Stefano Marchisio, in scena stasera ne “Le gare generose”

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