Parlare di musica tradizionale in Russia significa avventurarsi in una terra sconfinata, dalle tradizioni ancestrali e dalla varietà di forme infinita. Ciò che si scopre è un mondo sospeso tra la cultura europea e quella asiatica, dalla storia travagliata e dove il rapporto con una natura per lo più ostile è radicato nell’animo di ogni uomo. In buona sostanza, una terra affascinante come poche.
La musica non può che riflettere tale vastità e varietà, racchiudendo nella tradizione musicale russa melodie, canti e danze tramandate da generazioni e declinate in forme dissimili.
In modo particolare, c’è un momento della storia in cui la musica, con speciale riferimento al ballo, emerge: è il regno di Pietro il Grande, “lo zar di tutte le Russie”, il sovrano che riunisce sotto il suo potere una terra sconfinata. In questo senso, la danza diventa parte integrante della costruzione identitaria e la musica unisce popoli separati da distanze infinite.
Oggi, tra le forme coreutiche e musicali che più si associano al mondo russo, spicca la “Barynya”, un ballo interpretato sia da donne sia da uomini. Appartiene proprio a questa danza una delle figure più celebri, il “Vprisyadku”: nell’interpretare questo passo, i ballerini stanno accovacciati e, tenendo le braccia incrociate sul petto, alternano velocemente i movimenti delle gambe in avanti, esibendo la loro forza alle danzatrici.
Su questa forma si innesta proprio la “Kalinka”, probabilmente la più celebre delle canzoni russe, interpretata da cantanti di ogni generazione e nondimeno dal monolito coro dell’Armata Rossa.