John Eliot Gardiner incanta il Manzoni di Bologna

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Il 21 maggio il Teatro Manzoni ha ospitato l’evento più atteso del Bologna Festival 2018: il concerto bachiano diretto da Sir John Eliot Gardiner con il Monteverdi Choir e gli English Baroque Soloists.

L’eccezionale proposta, che si inserisce nell’ambito delle tournée che da anni portano nelle sale da concerto il colossale Bach Cantata Ring, ha offerto al pubblico un magnifico quartetto di cantate.

L’incipit del corale finale della cantata BWV 78 «Herr, ich glaube!» può essere considerato l’incarnazione del ricco e variegato ventaglio di tematiche offerte dai testi poetici: dall’incertezza dell’uomo nei «flutti tempestosi» del mondo alla meditazione sull’eternità e sulla vita, dalla lotta dell’uomo con la materialità e il peccato all’esaltazione della bontà e della grandezza divina.

La prima parte della serata ha visto l’esecuzione delle cantate BWV 81 e BWV 20. L’anelito verso il divino, che pervade la cantata Jesus schläft was soll ich hoffen BWV 81, prende vigore dalla solida struttura formale che racchiude al centro della composizione l’ampio arioso del basso. Matthew Brook ha interpretato questo pezzo con voce pastosa e rotonda, nitida declamazione e articolazione ben chiara ed efficace, imponendosi da subito come la voce migliore della serata. Anche gli altri due cantanti coinvolti nell’esecuzione, il controtenore Reginald Mobley e il tenore Hugo Hymas, hanno fatto propria la ricchezza espressiva del pezzo, conferendo alla linea vocale un suono corposo e ricco di sfumature.

La successiva cantata O Ewigkeit, du Donnerwort BWV 20 è stata particolarmente apprezzata dal pubblico per il grande pathos che la pervade. Eccellente l’interpretazione che Hymas ha offerto della tumultuosa Ewigkeit, du machst mir bange ed ottima la performance del contralto Sarah Denbee, che ha cantato l’aria O Mensch, errette deine Seele e, insieme ad Hymas, il duetto O Menschenkind che precede il corale finale.

La seconda parte del concerto si è invece aperta con la Cantata BWV 78. Composizione di grande intensità, Jesu, der du meine Seele BWV 78 presenta un ventaglio di affetti e di colori strumentali. Sarah Denbee e Julia Doyle hanno cantato il balzante duetto iniziale, introducendo gli articolati recitativi ed le arie del tenore Ruairi Bowen e di Matthew Brook.

Sir John Eliot Gardiner (Photo by Roberto Serra / Iguana Press)

La frizzante Wachet auf, ruft uns die Stimme BWV 140 è stata posta a conclusione del concerto. La scrittura orchestrale e la scelta dei colori strumentali, sottolineati dalla sublime concertazione di Gardiner, hanno incantato il pubblico. Il timbro scoppiettante dei tre oboi (in questa cantata è presente anche il taille de hautbois) ha fatto da chiaroscuro al suono pastoso dei corali. La melodia del noto corale Zion hört di Philipp Nicolai (ripresa da Bach nel primo dei Corali Schübler per organo), posto nel cuore della cantata, ha particolarmente enfatizzato tale piacevole contrasto ed ha offerto al pubblico il timbro vellutato dei tenori soli. Suggestivo il duetto finale Mein Freund ist mein intrepretato dal soprano Julia Doyle e dal basso Alex Ashworth.

Il direttore ha posto particolar attenzione ai recitativi ed agli ariosi, tutti di intenso pathos e di ricercata espressione, ed ha curato con attenzione concertazione dei duetti accompagnati dal solo basso continuo. Ottima la partecipata interpretazione del sempre impeccabile Monteverdi Choir, lo storico ensemble vocale, oggi uno dei punti di riferimento del panorama mondiale, fondato da Gardiner nel 1964.

L’augurio è che altri preziosi e prestigiosi progetti di carattere esecutivo-divulgativo, come quello di Gardiner su Johann Sebastian Bach, possano fiorire anche in Italia sui grandi compositori del ’600 e del ’700 grazie al sostegno ed alla sensibilità del settore pubblico e privato.

Immagine di copertina Ph. Sim Canetty-Clarke

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