Che il mondo dello spettacolo sia pieno zeppo di figli (e anche di nipoti e di vari discendenti…) d’arte è cosa nota ormai da tempo. E anche la musica – jazz compreso, naturalmente – non fa eccezione. Basti pensare a Ravi Coltrane, erede del grande John e sassofonista proprio come il leggendario improvvisatore di A love supreme e di altri capolavori. O, ancora, a T.S. Monk, batterista e figlio dell’obliquo e geniale Thelonious, il pianista e compositore “sferico” che ha rivoluzionato il linguaggio del modernismo. La lista comprende anche il notevole Graham Haynes, trombettista e specialista di cornetta il cui padre, Roy, è stato uno dei grandi maestri della batteria moderna, tra bebop e dintorni; mentre John Pizzarelli, crooner dal gusto rétro e amabile chitarrista, è erede di un big della sei corde quale Bucky, scomparso in aprile a 96 anni a causa di una serie di complicanze legate al Covid-19. In questa carrellata non può mancare Misha Mullov-Abbado, brillante contrabbassista jazz (in prevalenza ma non solo) che vive a Londra ed è nato dalla relazione tra il grande direttore d’orchestra Claudio e la celebre violinista classica Viktoria Mullova.
Un caso a sé è quello di Thomas Dutronc (foto: ©Yann Orhan). Dandy e protagonista delle notti parigine, oltre che seduttore seriale spesso paparazzato in compagnia di signore molto sexy, giovani e non solo, il ragazzo – che oggi ha 47 anni – è figlio di due miti della scena musicale e dello show business d’Oltralpe: il rocker e attore Jacques Dutronc e la raffinatissima icona della canzone francese Françoise Hardy. Ma il nostro uomo è soprattutto un artista dal talento indiscutibile, uno chansonnier stiloso e sui generis. Una manciata di dischi sfiziosi alle spalle, con il quinto album Frenchy il chitarrista e vocalist – amante del jazz manouche di Django Rienhardt e appassionato dei suoni vintage – registra per la seconda volta con la prestigiosa etichetta Blue Note (distribuita da Universal). E firma anche il suo progetto più ambizioso e internazionale. Si tratta di un concept album il cui filo rosso sono i successi francesi famosi a livello planetario. A dargli man forte c’è un gruppo di stelle del jazz transalpino, dal pianista Eric Legnini al virtuoso della sei corde Rocky Gresset. Più tantissimi ospiti speciali. In C’est si bon, per esempio, Dutronc – voce simpaticamente décontracté, da cantante per caso – duetta con il sulfureo rocker Iggy Pop e con una Diane Krall più fascinosa che mai; mentre in The Good Life – La belle vie regala un passo a due con Jeff Goldblum, il divo di Hollywood con una passione (neanche troppo segreta) per il jazz d’antan. E così, tra La vie en rose, il Sidney Bechet di Petite Fleur (con Michel Portal al bandoneón) e La mer di Charles Trenet, il cantante parigino se la gioca alla grande, riprendendo pure l’indimenticabile “sciabadabada” di Un homme et une femme, scritto da Francis Lai per il film di Claude Lelouch (e qui Thomas si fa aiutare da un’americana innamorata della Francia, la brava vocalist Stacey Kent).
Ma attenzione. Nel cd, registrato tra la Ville Lumière, Miami e New York, Dutronc non indulge solo nell’effetto nostalgia. Eh sì, perché la scaletta comprende anche Playground love degli Air (con la voce di Youn Sun Nah) e la disco music rivisitata dei Daft Punk e di Nile Rodgers (la hit Get Lucky). Come a dire: il french touch è una scelta di stile e un marchio di fabbrica senza tempo. Prendere o lasciare.
Ivo Franchi