Il Quartetto Energie Nove protagonista per GOG al Teatro Carlo Felice

in News
  1. Home
  2. News
  3. Il Quartetto Energie Nove protagonista per GOG al Teatro Carlo Felice

Energie Nove” in ricordo della nota rivista letteraria italiana dei primi anni del Novecento di Piero Gobetti. Rivista che ben esprime il carattere del quartetto e le sue finalità. Il quartetto Energie Nove, residente a Lugano e composto da musicisti di provenienza internazionale membri dell’Orchestra della Svizzera Italiana, Hans Liviabella, Barbara Ciannamea, violino, Ivan Vukcevic, viola e Felix Vogelsang, violoncello, nasce con l’intento di trasmettere l’ideale comune di musica come ricerca creativa e stimolante. Saranno ospiti della programmazione del GOG, Giovine Orchestra Genovese, il prossimo lunedì 29 ottobre alle 21.00 al Teatro Carlo Felice di Genova, interpreti di musiche di Prokof’ev, Kurtág e Beethoven. In stretto rapporto con la Radio della Svizzera italiana il quartetto Energie Nove ha iniziato una produzione discografica sotto l’etichetta Dynamic. Le prime uscite con i quartetti di Prokofiev e i quartetti di L. Janáček (prima mondiale della versione critica e “Urtext”) hanno suscitato un grande successo di critica. Le successive uscite riguardano i quartetti di B. Smetana, i quintetti di J. Brahms con il violista Vladimir Mendelssohn e i quintetti con pianoforte di C. Frank e G. Fauré con Alexander Lonquich. Sempre in quintetto hanno suonato con il pianista Ivo Pogorelich per una serie di concerti dedicati a F. Chopin. Hans Liviabella, Barbara Ciannamea, Ivan Vukcevic e Felix Vogelsang suonano rispettivamente i violini di A. Stradivari (1708) e L. Ventapane (1830), una viola C. F. Landolfi (1753) e un violoncello di Don Nicolò Amati (1730).

In un’intervista “a più voci” si raccontano e ci svelano segreti, dinamiche ed equilibri del loro “far musica insieme”.

“Energie Nove” in ricordo della nota rivista letteraria italiana dei primi anni del Novecento di Piero Gobetti. Rivista che ben esprime il carattere del quartetto e le sue finalità: ci spieghi.

Hans Liviabella «L’idea di prendere in prestito il nome dalla rivista letteraria Energie Nove è dovuta al fatto che sono nato a Torino e la rivista venne fondata da Piero Gobetti proprio in questa città. La mia proposta, ormai sono passati 10 anni, ha riscosso immediato consenso da parte degli altri membri. Il nome stesso, infatti, ci ispira quella forza di rinnovamento che è la direzione per le nostre interpretazioni. Possiamo dire che idealmente ci sentiamo vicini al pensiero di un giovane, morto a soli 24 anni, che era espressione di una incredibile forza morale ed intellettuale. Elementi fondamentali per affrontare l’impegno di dedicare la propria vita musicale al quartetto d’archi».

Il quartetto Energie Nove nasce nel 2008. I “puristi” vedrebbero l’attività di camerista come totalizzante. Voi come conciliate questa vostra veste con la vita d’orchestra (siete tutti membri dell’Orchestra della Svizzera Italiana)?

Ivan Vukcevic «A differenza di tanti ensemble fissi, noi abbiamo la fortuna di vivere nella stessa città. Ci siamo incontrati nell’Orchestra della Svizzera italiana dove, tuttora, siamo le prime parti. È il caso di tanti altri ensemble fissi dove i membri lavorano anche come orchestrali o insegnanti nei conservatori. In realtà, da anni si trovano sempre meno ensemble cameristici che svolgono la loro attività in maniera “totalizzante”. Noi siamo dell’opinione che un’attività musicale molto varia come la nostra – suoniamo in orchestra, in gruppi cameristici o come solisti – ci faccia crescere molto di più e ci permetta di portare una maggiore varietà di idee alle prove e arricchire così le nostre interpretazioni. In questo modo possiamo offrire un ascolto più “completo” al nostro pubblico».

Sarete interpreti, nella programmazione del GOG, al Teatro Carlo Felice di Genova il prossimo 29 ottobre, di musiche di Prokof’ev, Kurtág e Beethoven: sulla scelta del programma?

Felix Vogelsang «Il programma da noi scelto ci permette di presentare un ventaglio di differenti stili legati da un medesimo filo conduttore e descrivere in musica l’evolversi degli stati d’animo. Kurtág, con le sue miniature brevi e al tempo stesso diversificate, utilizza in modo specifico l’eco con giochi di rimandi e allusioni; attua un passaggio espressivo che parte da una tranquillità estrema e conduce fino al molto agitato con esplosioni sonore drammatiche. Il secondo quartetto di Prokof’ev si basa sull’influenza dei canti popolari karbadini che lui stesso aveva ascoltato nel Caucaso nel periodo dell’esilio del 1941. Questo quartetto ci è particolarmente caro poiché fa parte del nostro primo cd ed è spesso trascurato nei programmi delle stagioni cameristiche.         L’op.132 di Beethoven, come le opere di questo periodo, propone una visione superiore dell’esistenza e un profondo carattere introspettivo. In questo quartetto, soprattutto nel tempo lento (nucleo centrale del quartetto) “Canzona di ringraziamento offerta alla divinità da un guarito, in modo lidico”, Beethoven vuole rappresentare un rapido mutare di sentimenti e utilizza una tonalità fluttuante tra do maggiore e fa maggiore. Per questo aveva approfondito lo studio dei modi liturgici attraverso la musica del ‘500».

Il segreto della vostra intesa?

Barbara Ciannamea «La nostra intesa nasce da una stima reciproca e da una profonda amicizia: “quartetto” non è solo lavorare insieme, perfezionando intonazione e ricercando un punto comune di interpretazione, bensì un confronto continuo, una accettazione delle idee dei propri compagni intesa come sviluppo delle proprie. Condividere tante ore al giorno insieme per tanti anni è un percorso di trasformazione: dalla propria identità di singoli individui si giunge ad una sorta di fusione, pur mantenendo intatte le proprie caratteristiche».

Tra voi esiste un leader o vi considerate un quartetto “a base democratica”?

Barbara Ciannamea «Ci consideriamo assolutamente un quartetto a base democratica. Le nostre decisioni sono frutto di idee e decisioni condivise in seguito a proposte, ricerche, riflessioni e ripensamenti. Uno spunto importante è sicuramente dato dalle conoscenze specifiche di ognuno: a livello musicologico sul significato originale della scrittura del compositore, sulle esecuzioni di svariati interpreti di diversa origine e cultura, o semplicemente sul proprio percorso musicale personale e intuitivo». 

Come si svolge una “prova tipo”?

Felix Vogelsang «Organizziamo le nostre prove a tavolino stabilendo le priorità e quanto tempo dedicare a ogni voce. Durante la prova, se il lato intellettuale e discorsivo diviene troppo presente, cerchiamo di orientarci verso una soluzione esecutiva sperimentando varie possibilità sonore e interpretative: ascoltandosi, suonando spesso insieme, si evidenzia e chiarifica ciò che non si riesce a verbalizzare».

Sulle scelte interpretative?

Ivan Vukcevic «Il mondo musicale postmoderno è diventato un labirinto di tante informazioni e tanti modi di interpretare prima di dare una firma individuale ad ogni brano eseguito. Cerchiamo (sempre con umiltà) di essere il più “puritani” possibile durante la prima fase di preparazione. C’è, naturalmente, tanta considerazione da parte di tutti noi per quel che concerne le regole, lo “stile” e le circostanze socio-culturali in qui le composizioni sono state concepite. Dopo vengono i dubbi interpretativi e gli argomenti musicali. Cerchiamo di confrontarci nonostante le idee siano a volte contrastanti. C’è da dire che dopo anni di attività insieme, si è sviluppata una mente unica dell’ensemble (un quinto membro immaginario del gruppo) che alla fine prende le decisioni interpretative in una maniera efficace e conseguente».

Un autore che vi calza a pennello?

Hans Liviabella «Il repertorio quartettistico è vastissimo e in tanti anni di lavoro abbiamo avuto modo di suonare composizioni di tutte le epoche. Sinceramente non c’è un compositore in particolare che sentiamo più nostro. Ci appassioniamo, ci lasciamo coinvolgere e ci stupiamo ogni volta che sui nostri leggii apriamo una parte di qualsiasi capolavoro scritto per la nostra formazione».

Sui vostri progetti discografici? Quali ad oggi le esperienze più rilevanti e quali gli impegni futuri?

Ivan Vukcevic «Lavoriamo da diversi anni in stretta collaborazione con la Radio della Svizzera Italiana e la casa discografica genovese Dynamic. I tre dischi dedicati ai quartetti di Prokof’ev, Janàček e Smetana sono in commercio e siamo fieri delle tante recensioni favorevoli ricevute da alcune delle riviste più importanti a livello internazionale. In più, altri tre dischi sono in uscita. Si tratta di collaborazioni in quintetto con il violista Vladimir Mendelssohn (quintetti di Brahms), con Gianluca Littera (armonica a bocca, brani britannici) e con il clarinettista Ceco Milan Rericha (quintetti di Brahms e Mozart). Tra i prossimi impegni abbiamo in programma anche una registrazione, dedicata a composizioni di autori francesi, con il pianista Alexander Lonquich. Per ultimo, ma non per importanza, ci siamo imbarcati recentemente nella ricerca, studio ed esecuzione degli ultimi quartetti di Beethoven. Questi capolavori che il compositore tedesco scrisse come proprio testamento all’umanità rappresentano il “Santo Graal” per tutti i quartettisti e ci consideriamo pronti ad intraprendere questo lungo viaggio che avrà come risultato una registrazione audio/visiva prima dell’anniversario del compositore nel dicembre del 2020».

Still Requies: al CRT di Milano l’ultimo progetto di Mauro Montalbetti
Teatro Massimo di Palermo: videointervista a Stefano Ranzani

Potrebbe interessarti anche

Menu