È una delle più importanti feste arboree della Basilicata, nonché una delle più antiche: il Maggio di Accettura, piccolo comune in provincia di Matera, racchiude nella propria tradizione senso di appartenenza al territorio, sentimento religioso e un repertorio musicale che, negli ultimi anni, è stato oggetto di studi approfonditi.
Come tutte le feste del maggio, diffuse a ogni latitudine del continente europeo, vanta una storia secolare e una complessità rituale scandita da precise fasi, oltre alla trasmissione, generazione dopo generazione, fino ai giorni nostri. In modo particolare, alla fine del ‘700 questo antico rito agrario si sovrappone con la celebrazione di San Giuliano, santo protettore del paese, e arriva così a oggi. E non solo: questo Maggio è talmente sentito da diventare, come si è accennato, vero e proprio simbolo identitario sia per gli abitanti del luogo sia per chi, nel corso del tempo, è emigrato in altre regioni oppure all’estero.
La celebrazione del Maggio di Accettura è lunga e complessa: inizia la prima domenica dopo Pasqua con la scelta del cerro più alto nei boschi intorno al paese. Questo albero è destinato a diventare il Maggio e sarà abbattuto il giovedì dell’Ascensione, per essere trascinato in paese da coppie di buoi. Nel frattempo, dalla vicina Gallipoli, è scelto un agrifoglio, la cosiddetta Cima, che sarà innestata sopra il Maggio stesso. La domenica di Pentecoste è poi il giorno cruciale: la Cima viene infatti abbattuta e condotta ad Accettura con una lunga processione, dando il via ai preparativi per l’innalzamento del Maggio, la sua scalata, fino alla grande festa conclusiva.
Accanto alla funzione identitaria e a quella religiosa, si capisce come non sia da meno quella socializzante, espressione viva del patrimonio culturale. E una comunità non può che aggregarsi intorno alla musica, che si esprime a mezzo di varie voci, ma tra i quali spiccano soprattutto due strumenti: organetto e zampogna. Quest’ultima in particolare è espressione tipica nell’accetturese e, durante il Maggio, qui accorrono zampognari da tutta la regione (e non solo). Le zampogne, ad ancia semplice e doppia, sono infatti diffuse nelle comunità di tutta la Basilicata e, strumento solista, ne rappresentano una delle anime musicali più profondamente radicate nelle tradizioni sociali.
Immagine di copertina Ph. Michele Santarsiere