di Paola Camponovo
Il 13 aprile il baritono statunitense Thomas Hampson, accompagnato al pianoforte da Wolfram Rieger, ha deliziato il pubblico scaligero con un programma intenso sia vocalmente che emotivamente. Il quinto appuntamento dell’attuale stagione dei recital di canto, l’unico dedicato interamente al Lied, prevedeva una parte schumanniana, con l’esecuzione di Gedichte von Heinrich Heine. 20 Lieder und Gesänge op. 29, prima stesura, composta nel 1840, e con quattro canti in più (Dein Angesicht, Lehn’ deine Wang’, Es leuchtet meine Liebe e Mein Wagen rollet langsam) rispetto a quella definitiva di Dichterliebe op. 48, e una mahleriana, con i Lieder eines fahrenden Gesellen, composti tra il 1884 e il 1885 su versi dello stesso Mahler, e con quattro dei Rückert-Lieder, concepiti nel 1901.
Dopo un inizio dal sapore intimista, con un pianoforte delicatissimo (forse fin troppo), si è creata una perfetta compenetrazione di timbri: in Im Rhein, im heiligen Strome il suono di Rieger è uscito appieno e ha iniziato a giocare con la voce di Hampson, creando un incessante chiaroscuro. Da qui in poi è stato un susseguirsi di raffinatezze fino a Die alten bösen Lieder, eseguito con voce proiettata benissimo e dispiegata, mai sguaiata, che si è perduta in bei filati nella grande bara dell’amore del poeta, mentre il pianoforte di Rieger, che per l’ultima volta è tornato protagonista in un postludio carico di pathos (come già aveva fatto in Am leuchtenden Sommermorgen), con timbro cristallino e dei pianissimi controllati magistralmente.
Il secondo tempo è stato però ancora migliore del primo. Il pianoforte in questo caso mancava di volume, ma non certo di raffinatezza di tocco. Rifulgeva però soprattutto l’interpretazione di Hampson dei Lieder eines fahrenden Gesellen. La voce non dava ancora nessun segno di stanchezza: un po’ manierate le piccole agilità di Ging heut Morgen übers Feld, mentre i filati di Die zwei blauen Augen erano tecnicamenti impeccabili. Lo stesso per i quattro Rückert-Lieder (da cui è stato espunto Liebst du um Schönheit, poi però proposto comunque come bis): attacchi e dinamiche perfette, ottimo controllo del fiato, atmosfera di raccoglimento, soprattutto in Um Mitternacht, che la presenza elegante e composta di Hampson e la sobrietà del gesto di Rieger hanno contribuito ad alimentare, e che la tosse incessante, proveniente da ogni angolo del teatro fin dall’inizio del concerto, non è riuscita a spezzare.
Calorosi applausi hanno salutato la fine del programma, ricambiati generosamente con tre bis, sempre di Mahler: Liebst du um Schönheit, Rheinlegendchen e Scheiden und Meiden. Solo in quest’ultimo brano si è percepita la stanchezza del cantante, che ha cominciato a creare volume con artifici. Tanti i «bravo»; qualcuno ha donato un fiore. Pubblico purtroppo non numerosissimo, in buona parte teutonico, ma comunque abbastanza attento e certo generoso nel ricompensare la fatica e l’intensità degli interpreti di un concerto che, in verità, avrebbe meritato un sold out.