Festival Vicino/Lontano – Premio Terzani di Udine: anteprima Beethoven

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La nuova edizione del festival Vicino/Lontano – Premio Terzani di Udine con tema chiave quest’anno gli “squilibri”, ha avuto come attesa anteprima un portentoso concerto incentrato su Beethoven, con protagonista l’Orchestra Giovanile Alpina diretta da Paolo Paroni, il Coro del Friuli Venezia Giulia preparato da Cristiano dell’Oste e la partecipazione straordinaria del pianista russo Gökhan Aybulus.

Tema gli squilibri, e chi meglio del genio di Bonn a rappresentarli. Compositore sul filo tra due grandi epoche, squilibrato dalla sordità, primo musicista indipendente, misantropo e filantropo insieme, il sublime dei suoi messaggi musicali ed extramusicali hanno trovato suono e sostanza nell’esecuzione di grandi pagine sinfoniche: la Quarta sinfonia, la Cantata in re maggiore e la Fantasia corale.

Pur giovane, l’Orchestra Giovanile Alpina nata dalla Fondazione Luigi Bon di Colugna – che con quest’appuntamento ha chiuso una seguitissima stagione –, nella vigorosa e compiuta direzione di Paroni, ha trovato il vigore espressivo e le intenzioni interpretative adatte per la resa plastica della “slanciata ragazza ellenica tra due giganti nordici”, come a Schumann piacque nominare il capolavoro nato tra l’Eroica e la Sinfonia del destino. Quattro tempi, i cui estremi – l’Introduzione in chiaro scuro e l’esplosivo Finale – sono stati il baricentro di una nuova concezione sinfonica che ha visto nelle sezioni centrali, in particolare nell’Adagio con il sorprendente cantabile del clarinetto, e nel Minuetto e Trio del terzo tempo, l’ampio ventaglio delle capacità agogiche, timbriche, d’assieme della formazione friulana, trasportata dalla veemenza del direttore Paroni che l’ha condotta con spirito energico, “par coeur”, senza macchia e con dovizia di riuscitissime finezze coloristiche. Tanto trasporto da lasciare il numeroso pubblico che ha riempito la chiesa sconsacrata di San Francesco senza fiato, rompendo il silenzio dopo l’ultima battuta con ripetuti e reiterati applausi di soddisfazione.

Sono stati poi i grandi quadri sinfonici con coro a fare da protagonista nella seconda parte di concerto. La Cantata in re maggiore, nel dittico poetico che la compone – Meerestille e Glückliche Fahrt su versi di Goethe – ha messo particolarmente in luce la grande versatilità della compagine corale, attraverso brani antitetici per diversi aspetti, dal metro, alla struttura, alla composizione degli organici. Ideale l’intesa con l’Orchestra, per un gioco di bilanciamenti riuscito ed efficace.

Finale con l’entrata del pianista Gökhan Aybulus per l’esecuzione della Fantasia per soli, coro, pianoforte e orchestra in do minore, miracolo musicale con cui Beethoven anticipa la rivoluzione sinfonica operata con l’introduzione del Corale nel finale della Nona sinfonia. Opera complessa quella che viene anche chiamata Fantasia Corale, nelle non facili interrelazioni tra lo strumento solista, di carattere già dall’introduzione, l’articolata trama orchestrale arricchita da ardite modulazioni, tempi di marcia e sette variazioni sul tema del lied che l’ha ispirata, e il coro, dalla parca entrata dei solisti al fuoco d’insieme. Valgono le parole finali di questo colosso per dare ragione ai significati di una serata da ricordare: “Accogliete, anime belle, lietamente i doni dell’arte”.

Immagine di copertina Ph. Glauco Comoretto

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