Inaugurato il 23 novembre 2018 da un maestoso concerto dedicato Krzysztof Penderecki, il Festival Eufonie nasce a Varsavia con lo scopo di riflettere e rappresentare la musica dell’Europa centro-orientale. Non è casuale l’inaugurazione dedicata al grande compositore polacco, dunque: il concerto, un vero e proprio avvenimento politico, segna gli 85 anni di Penderecki, a sua volta protagonista di un intero festival svoltosi dal 16 novembre e conclusosi proprio con l’inaugurazione di Eufonie. Penderecki come anello di congiunzione dei due festival, quindi. Dal giorno successivo, sabato 24 novembre, la programmazione di Eufonie è proseguita in autonomia, esplorando repertorio che dall’800 arriva fino alle sperimentazioni contemporanee, unendo concerti sinfonici e musica elettronica, quartetti d’archi e improvvisazione in stile popolare, fino a dedicare due intense giornate ad un convegno internazionale sulla tematica centrale: la vita musicale dell’Europa centro-orientale dal primo dopoguerra ai giorni nostri. Una valorizzazione a 360 gradi, dunque, che si è avvalsa di molte forze politiche ed economiche e che ha messo in gioco alcune delle principali compagini orchestrali e cameristiche dell’area. È questo il caso del secondo concerto del festival, il 24 novembre presso la splendida Filarmonica di Varsavia, che aveva lo scopo di fare un passo indietro nel tempo ed esaminare le fondamenta dei diversi linguaggi nazionali attraverso alcuni dei loro più rilevanti esponenti. Il programma ha quindi visto il Primo Concerto per violino di Szymanowski succedere alla Seconda Rapsodia Rumena di Enescu, per procedere con Finlandia di Sibelius e concludere infine con il maestoso Concerto per orchestra di Bartók. Al violino Akiko Suwanai con la Polish National Radio Symphony Orchestra in Katowice diretta da Lawrence Foster.
Il livello di solista e orchestra ha rapidamente proiettato il concerto verso una dimensione veramente internazionale, insieme ad un programma variegato e interessante. La qualità della National Radio Symphony Orchestra si è percepita fin dalle prime note della Rapsodia di Enescu, realizzata con carattere, raffinatezza e una solidità delle sezioni che è emersa soprattutto negli archi. Meno riusciti, per intonazione, alcuni passaggi dei fiati, soprattutto primo flauto, fagotti e corni, ma in generale ottima la prova anche dei fiati e in particolare del primo oboe, dall’intenso suono cantabile e dalla nitida precisione tecnica. Solo grazie a questa solida impostazione è stato possibile apprezzare a pieno la raffinatezza di fraseggio di Lawrence Foster, non sempre chiarissimo come gesto, ma incredibile nel sagomare ogni legatura ed impreziosire ogni frase con dettagli spontanei e mai artificiali. Questa capacità di rendere la preziosità del fraseggio si è poi fatta sentire con forza del Concerto di Szymanowski, anche grazie ad un’interpretazione di Akiko Suwanai capace di reggere l’arco tensivo dalla prima all’ultima nota di questo episodico movimento unico. La violinista giapponese ha infatti favorito la coesione formale dell’opera, rispetto ad una raffinatezza timbrica evocata dalle atmosfere bizantine tipiche di questo lavoro, una scelta in cui ha trovato grande unione con l’orchestra di Foster, solida e compatta più che aerea e volatile. Effetto di questa compattezza è stata un rafforzamento dell’impatto drammatico che ha infiammato il pubblico, cui Suwanai ha regalato come bis Obsession, il Preludio dalla Seconda Sonata di Ysaÿe. Solidità, compattezza e raffinatezza di fraseggio non potevano che portare ad un Finlandia maestoso e imponente, anche se un po’ troppo retorico, perfetto preludio del piatto principale della serata: il Concerto per orchestra di Bartók. Qui il virtuosismo dell’Orchestra di Katowice ha trovato la sua massima espressione, salvo alcuni complessi passaggi di intonazione delle trombe, riuscendo ad unire il sagomato fraseggio ad una generale leggerezza e spensieratezza che ha raggiunto l’apice nel brillante finale. Un apice, tuttavia, mai lasciato a briglia sciolta da Foster, ma sempre calcolato, curato, ponderato, di modo che alla velocità fosse legata la chiarezza della pronuncia di ogni singola nota. Fantastico poi il secondo movimento, uno splendido Giuoco delle coppie che si è avvalso delle ottime prove dei fiati, in particolar modo degli oboi, che con spigliato chiacchiericcio hanno realizzato magistralmente la complicata parte.
Un promettente inizio, dunque, per questa prima edizione di Eufonie, un inizio che porta con sé la sincera speranza di future edizioni per un Festival che per forza della sua programmazione e schietta qualità potrebbe porsi come uno dei più importanti appuntamenti musicali di quell’Europa centro-orientale che ne è la protagonista.