Il tenore genovese Francesco Meli è uno degli ambasciatori della lirica nel mondo. Da quest’anno direttore artistico e docente della neonata Accademia di Alto Perfezionamento e inserimento professionale per Cantanti Lirici del Teatro Carlo Felice di Genova. I dieci giovani artisti che verranno selezionati, protagonisti della prima edizione, formeranno il cast de L’elisir d’amore di Donizetti in scena il prossimo giugno al teatro genovese, con riprese al Teatro degli Arcimboldi di Milano nel settembre 2021. Pochi giorni fa abbiamo raggiunto telefonicamente Meli, impegnato nel ruolo di Cavaradossi nella produzione della Tosca al New National Theatre di Tokyo, per conoscere più da vicino questo nuovo progetto.
Genova “luogo del cuore”. Con il Teatro Carlo Felice ha un rapporto privilegiato. Sentirsi a casa, costruendo e dirigendo una realtà virtuosa. Come nasce l’idea di questa Accademia?
«Genova è la città del cuore, lo è per ogni genovese. Città dalla storia senza uguali, ricca e prolifica di cultura. Il Teatro Carlo Felice è il luogo dove la mia passione per l’opera è cresciuta per poi diventare una vocazione, quasi una missione. Un luogo dove condividere la mia idea di musica, quello che io penso sia il fare musica, è un’idea che ho avuto da sempre, fin dagli anni del conservatorio. Mi capitava spesso di studiare con i miei compagni di corso e dare, se così si può dire, consigli. L’idea dell’Accademia di alto perfezionamento e inserimento professionale per cantanti lirici nasce da uno scambio di punti di vista con il Sovrintendente del Teatro, Claudio Orazi, che mi ha affidato la direzione artistica. Con questa istituzione intenderemo ricercare, formare e valorizzare le nuove generazioni di cantanti, oltre che con il corso accademico, attraverso il debutto nelle stagioni liriche genovesi».
Calcando i palcoscenici più prestigiosi di tutto il mondo e ora, in nuova veste, dedicandosi anche alla didattica. Cosa significa per lei, e cosa comporta, questo “doppio ruolo”? E soprattutto: cosa impara un Maestro nell’atto di insegnare?
«Rimango un cantante lirico che continuerà la sua professione come ha sempre fatto ma sono ormai un paio di anni che mi sono dedicato anche all’insegnamento durante alcune masterclass e, devo essere sincero, la cosa mi ha divertito e stimolato molto. Poter portare la mia esperienza e le mie idee musicali in una Accademia è per me una soddisfazione e una opportunità enorme. Soddisfazione perché mi conferma che il percorso musicale che sto seguendo può lasciare il segno e ha un significato; opportunità perché insegnando e conoscendo giovani cantanti – perlomeno più giovani di me – non posso che imparare ancora di più».
Fra i docenti dell’Accademia nomi prestigiosi. Come si articoleranno le lezioni?
«Siamo riusciti ad avere importanti musicisti di livello internazionale fra i docenti, persone che hanno abbracciato i princìpi di questa Accademia e li stanno facendo loro. Per tutti noi è una grande soddisfazione. Le lezioni si svolgeranno giornalmente e si divideranno in lezioni di tecnica, per tenere sempre monitorato il livello: una specie di tagliando settimanale. Poi ci saranno le lezioni di interpretazione, tenute da Elizabeth Norberg-Schulz, Giulio Zappa, Roberto De Candia e da me. Ci saranno anche delle lezioni di introduzione al movimento scenico tenute da Silvia Paoli. Ci sarà inoltre un momento molto importante in cui i ragazzi dovranno prendere parte a due giorni di prove musicali, tenute da Daniele Callegari, che chiederà loro non di fare lezione sullo spartito ma di lavorare come se fossero impegnati in una prova vera e propria di una produzione lirica: una sorta di test per vedere come si comporteranno gli allievi alle prese con un direttore d’orchestra che pretenderà da loro professionalità e preparazione. Ci saranno anche incontri per “l’igiene” vocale con una foniatra, la dottoressa Antonella Giusti, che oltre a visitare tutti gli allievi darà loro delle direttive su come preservare e conservare sano e in salute il proprio organo vocale. Nella parte finale del corso, gli ultimi 15 giorni più o meno, le lezioni vere e proprie si fermeranno e inizierà un periodo di laboratorio, esclusivamente su L’elisir d’amore. Lì cercheremo di sviscerare nota per nota, parola per parola, un percorso musicale arrivando alla comprensione perfetta dei ruoli. È un momento a cui tengo molto e che ho deciso di seguire io solamente, una “clausura” pre-prove per gli allievi».
Quali gli elementi di novità rispetto ad altre Accademie?
«È un’Accademia che vuole preparare i propri allievi alla professione. Non ci saranno masterclass una tantum che confondono solamente lo studente con continui cambi di idee da parte dei vari cantanti che le terrebbero, ma ci sarà un corpo docente stabile per lunghi periodi, così da dare continuità allo studio. Penso che la cosa più importante e interessante è che l’accademia avrà una sua attività artistica autonoma: non useremo gli allievi per compensare eventuali necessità del teatro, sia nei ruoli minori che protagonistici. Gli studenti avranno l’onore di partecipare a due produzioni per stagione interamente gestite dall’Accademia e a una serie di concerti da organizzare in totale autonomia».
Una autentica “palestra” in vista dell’allestimento de L’elisir d’amore, uno fra i titoli più amati del repertorio donizettiano e particolarmente importante nella sua carriera.
«Sì, una palestra per questo Elisir… ma non solo per questo. Si tratta di un preludio a quello che in futuro sarà più organicamente la nostra Accademia. Questo allestimento de L’elisir d’amore è molto caro sia a me che a mia moglie Serena: fu il nostro debutto al Carlo Felice nel 2004 e ne abbiamo un ricordo meraviglioso. La ripresa del 2017 è stata una ulteriore conferma del legame che abbiamo con questa produzione e ne ha amplificato il nostro attaccamento. Con noi c’era il grande amico Roberto De Candia, strepitoso Dulcamara. Uno storico allestimento genovese con le bellissime scene di Lele Luzzati. Genova ne è orgogliosa».
Secondo lei quali sono le caratteristiche (e le virtù) essenziali richieste oggi a un giovane cantante lirico che vuole intraprendere questa (così difficile) carriera?
«Le doti sono, ovviamente, le più banali: voce consona alla carriera, basi tecniche solide e intonazione. Ma per me la cosa più importante è cogliere l’idea musicale dell’allievo, quella scintilla propria di uno strumentista: perché il cantante è uno strumentista, un musicista. Un cantante per poter intraprendere questa carriera deve essere conscio della propria singolarità e unicità, facendola diventare il suo punto di forza. Nel mio intimo spero di trovare qualche scintilla».
Il suo progetto nasce in un momento particolarmente critico della storia dello spettacolo dal vivo. Una scelta coraggiosa, senza dubbio, ma anche un messaggio di speranza per il futuro di un’intera categoria di artisti.
«Una scelta coraggiosa? Non lo so!… Penso che chi si ferma nei momenti di crisi, di stallo, sbaglia di grosso. In questi momenti bisogna muoversi con determinazione e ardimento superiori al normale. Oggi investire nei giovani è un atto importante e sicuramente di speranza, perché la musica, l’arte e la cultura non si fermano di fronte a nulla e a nessuno. La nostra Accademia contribuirà a mantenere vivo questo fuoco».
Info: carlofelicegenova.it | accademia@carlofelice.it
Attilio Cantore
In copertina: Francesco Meli al Teatro Carlo Felice di Genova (ph. © Victor Santiago); nel testo Meli in concerto a Milano (ph. © Brescia e Amisano / Teatro alla Scala)