Chailly dirige la Filarmonica della Scala e David Garrett al LAC di Lugano

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Ha fatto tappa al LAC di Lugano lo scorso 18 settembre, ospite di LuganoMusica, la tournée internazionale della Filarmonica della Scala.

Iniziata in agosto al KKL di Lucerna, passando per i Proms alla Royal Albert Hall di Londra, il Festival di Edimburgo, la Philharmonie di Berlino e il Festival Enescu di Bucarest, ha proposto solisti del calibro di Julian Rachlin, Leonidas Kavakos e David Garrett. Proprio quest’ultimo è stato protagonista, insieme alla compagine scaligera diretta da Riccardo Chailly, del debutto nella sala svizzera del LAC. Più rockstar che solista classico: perché no, se il risultato è il sold out e una platea di non prevalenti teste canute?

Insomma, il fenomeno Garrett è tuttora piuttosto controverso. La querelle tra puristi e innovatori accende gli animi di appassionati, addetti ai lavori e non solo, ma non si dice forse “bene o male purché se ne parli”? L’atteggiamento è decisamente informale, il look studiato e volutamente stridente tra i tanti frac presenti sul palco. Imbraccia il suo Stradivari e propone uno dei capisaldi del repertorio violinistico romantico, il Concerto per violino e orchestra in re maggiore, op. 35 di Pëtr Il’ič Čajkovskij. Vanta un passato da enfant prodige, a contratto con la Deutsche Grammophon alla tenera età di tredici anni, studi solidi e scelte piuttosto controcorrente, tra cui quella di dedicarsi prevalentemente al “crossover”. Veste per il cinema i panni di Paganini, eccentrica e funambolica star del violino da cui trarrebbe ispirazione, ne “Il violinista del diavolo”.

Questo, in estrema sintesi, il ritratto di un artista che, pur avendo un’innegabile padronanza dello strumento, nell’approccio a Čajkovskij appare vagamente “sopra le righe” per quel che concerne gusto, carattere e scelte espressive. La sua esecuzione termina con lunghi applausi e standing ovation. La serata prosegue con la colossale Sinfonia n. 12 in re minore, op. 112 di Dmitrij Šostakovič. Densa quanto celebrativa, evocativa nei suoi quattro movimenti degli episodi della vita di Lenin, è resa dall’orchestra scaligera con momenti di grande virtuosismo e generosità espressiva. La bacchetta di Chailly plasma il materiale sonoro restituendo sapientemente all’uditorio potenza, rigore e lirismo propri di queste dirompenti pagine del grande autore russo.

Immagine di copertina: David Garrett

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