Colpo grosso per Alexander Pereira. Il sovrintendente del Teatro alla Scala ha infatti annunciato l’accordo pluriennale stipulato con Cecilia Bartoli dopo un lungo corteggiamento.
Lungo, certamente non per il profondo sodalizio che lega il mezzosoprano italiano all’austriaco Pereira sin dai tempi dell’Opernhaus di Zurigo e del tanto repertorio barocco allestito in quel teatro con Nikolaus Harnoncourt e La Scintilla, l’orchestra su strumenti originali nata in seno all’opera zurighese, quanto a causa forse della “vivace” – così l’ ha definita la Bartoli – relazione tra lei e il pubblico milanese.
Voleva delle garanzie, prima di imbarcarsi in questa nuova avventura italiana, la cantante. Star assoluta, ma non solo un’ interprete, la Bartoli nei suoi progetti che siano discografici o live vuole essere sempre coinvolta a trecentosessanta gradi. Dal 2012 è direttore artistico del Festival di Pentecoste di Salisburgo e nel 2016 ha fondato l’orchestra su strumenti originali Les Musiciens du Prince con sede a Monte- Carlo.
Non un ritorno sporadico e occasionale quello previsto al Piermarini ma una presenza articolata in più anni di cui si conoscono già i primi 3 impegni operistici nel segno di Händel. Si parte nell’autunno 2019 con una nuova produzione del Giulio Cesare in Egitto firmata da Robert Carsen con il milanese Giovanni Antonini (direttore barocco per eccellenza di prestigio internazionale che tanto spesso negli ultimi anni ha collaborato con la Bartoli) sul podio dell’Orchestra della Scala in versione strumenti originali. Con lei (Cleopatra) per la prima volta canterà Bejun Mehta (Giulio Cesare); altri interpreti di assoluto primo piano Christophe Dumaux (Tolomeo), Sara Mingardo (Cornelia) e la star dei controtenori Philippe Jaroussky (Sesto).
Nel 2020, sempre tra ottobre e novembre, sarà la volta di Semele e nel 2021 di Ariodante nella produzione del Festival di Salisburgo e per entrambi i titoli il direttore sarà Gianluca Capuano. E negli anni a seguire potrebbero arrivare Vivaldi e Porpora.
Progetto vasto dunque. Oltre alle tre opere in cartellone alla Scala annunciate si auspica una collaborazione con il Teatro San Carlo di Napoli, che nel ’700 fu la capitale del barocco musicale europeo, per la costituire in seno alla fondazione lirico sinfonico campana un’orchestra “storicamente informata” su modello di quella scaligera, confortati dal “forte desiderio” della sovrintendente Rosanna Turchia di realizzare questa partnership e dalla voglia, dice la Bartoli, di unire «Nord e Sud attraverso la musica». E continua: «L’Italia è il luogo dove la musica barocca e l’opera hanno visto la luce, dovremmo esserne orgogliosi. Da Napoli si diffuse per molti anni la musica barocca e i compositori barocchi portarono i loro splendidi lavori fino alle più lontane città europee. Händel, per esempio, non sarebbe mai diventato un compositore celebre se non avesse fatto esperienza in Italia e in effetti la maggior parte delle sue composizioni vocali sono scritte in italiano. Dovremmo tornare a Napoli e riscoprire i meravigliosi tesori del suo patrimonio musicale! Specialmente nel Settecento Napoli è stata la capitale del mondo musicale, con compositori quali Pergolesi, Jommelli, Traetta, Paisiello, Cimarosa e Nicola Porpora. Quest’ultimo, oltre all’eccellente attività di compositore, ha fatto scuola ad allievi del calibro di Carlo Broschi, meglio conosciuto come Farinelli, e Joseph Haydn. Per un lungo periodo Napoli ebbe quattro Conservatori leggendari che produssero, generazione dopo generazione, splendidi compositori, cantanti e musicisti».
E sembra davvero avere molto a cuore Cecilia Bartoli anche la relazione con i giovani interpreti, la loro formazione e insieme la diffusione, la divulgazione, la promozione e la tutela della musica barocca nel nostro paese al punto da perorare nell’ambito del “Progetto Scala” la creazione di una Fondazione ad hoc che raccolga intorno a sé risorse e soggetti italiani pubblici e privati, Conservatori, istituzioni culturali e musicali, associazioni, aziende. La presenza al suo fianco alla conferenza stampa di Gianpaolo Marini, amministratore delegato di Rolex di cui la cantante è testimonial eccellente da molti anni, fa presagire che la maison ginevrina non lascerà sola lei e il Teatro in questa nuova impresa.