Musica e cinema sono due arti in grado di fondersi alla perfezione, l’una conferendo una dimensione inedita all’altra. Nel 1938, due dei massimi esponenti di entrambe le forme espressive conferiscono ulteriore credito a questo assunto. Prima della pellicola “Aleksandr Nevskij”, il suo regista Sergej Ėjzenštejn trascorre ben un decennio lontano dalle scene e dallo scranno del successo conquistato: l’attesa per una sua nuova opera è quindi febbrile. Ogni dettaglio è curato alla perfezione, dalle scenografie ai costumi, passando ovviamente per la colonna sonora.
Il tema musicale omonimo non può pertanto che essere affidato a un genio: è realizzato infatti da Sergej Prokof’ev. Il compositore cura meticolosamente tutte le ventuno parti di cui è composto, ma non si limita (per usare un eufemismo) alla scrittura delle partiture e a curarne l’esecuzione. Prokof’ev sovrintende l’intera macchina musicale, anche da un punto di vista squisitamente tecnico, intervenendo in fase di registrazione per sfruttare al massimo la tecnologia. L’intento è dare estrema espressività drammatica a ciascuna voce strumentale, rendere la musica elemento inscindibile dalle scene. Anche in fase di post produzione, si occupa del mixaggio delle parti: le diverse sezioni hanno infatti anime differenti, che si accostano per armonie e dissonanze. Sono presenti elementi attinti dalla tradizione russa, declinati dalle danze marziali, così come vocalità interpretate da coro e mezzosoprano. La scena della battaglia sul ghiaccio è una delle più emblematiche per tutte queste caratteristiche.