La violinista Anais Drago, vincitrice della sezione Jazz nella scorsa edizione dell’Amadeus Factory, suona stasera per la prima volta da solista al Mad Dog Social Club di Torino.
Abbiamo colto questa occasione per farle qualche domanda sulla sua carriera, i suoi interessi e i suoi progetti per il futuro.
Cosa significa essere una violinista donna in un ambiente prevalentemente maschile? È ancora vero che il jazz è prevalentemente maschile?
Mi viene fatta spesso questa domanda. Devo dire che io non ho mai subito alcun tipo di discriminazione, né per l’essere donna, né per l’essere una violinista in ambito jazzistico. Forse sono fortunata, o forse i musicisti, gli artisti in genere, come categoria, hanno una maggior sensibilità e nel nostro campo non si verificano situazioni ed episodi spiacevoli come accade spesso in altri ambiti, purtroppo.
Inoltre, l’elemento ‘’violino jazz’’ viene quasi sempre accolto con entusiasmo ed interesse. Tranne la volta in cui, ad una mail che avevo mandato con un po’ di materiale di presentazione, mi sono sentita rispondere: ‘’ho un’inspiegabile avversione verso il Violino’’, ma la cosa mi ha fatto più che altro sorridere ad essere sincera.
Il tuo idolo della classica? E del jazz?
Idoli veri e propri non ne ho, in nessun campo. Credo che al giorno d’oggi si abbia accesso a così tante informazioni che è più raro appassionarsi totalmente a qualcosa o qualcuno. Forse accadeva di più in passato, ma è solo una mia idea!
Periodicamente mi innamoro di un album, o di un artista in particolare. In questo momento sono in fase Duke Ellington!
C’è un famoso anneddoto che narra del batterista Jo Jones e del piatto che lanciò contro Charlie Parker in un jazz club nel 1936, perché – pare – il sassofonista stava “stonando”. Parker aveva solo 16 anni, e l’evento pare gli abbia fatto desiderare di migliorarsi. Hai mai affrontato una sfida in cui hai superato i tuoi limiti?
In generale, essendo una persona che si mette sempre in discussione e che a volte crede troppo poco nelle proprie capacità, posso dire che ogni grande avvenimento della mia giovane carriera sia stato, almeno per me, una sfida superata. Ho da sempre lavorato tantissimo a ciò che facevo, e ho sempre fatto molte cose in contemporanea (da quando, adolescente, coordinavo liceo classico, pallanuoto e violino); questo significa che passo la vita a lavorare e studiare! Credo che il concerto di oggi sia una grande sfida. Non ho mai fatto un concerto completamente da sola, quindi incrocio le dita. Di sicuro, mi sono preparata al meglio delle mie possibilità! Mio marito e alcuni amici musicisti con cui sto condividendo casa in questo periodo non ne possono più di sentire certe cose!
Nel video SS31 ti rubano il violino e alla fine non si sa se lo recupererai. Questo senso di perdita, di non chiusura ha a che fare con la musica, con la tua vita privata? Da cosa nasce?
In realtà è stata una scelta di regia legata ad una questione musicale: il brano SS31 è più lungo di quanto si sente nel videoclip, ma per ragioni di durata abbiamo deciso di attuare questo taglio. Il finale sospeso del video è quindi una metafora che si collega all’idea che anche il brano non finisce lì, ma per sentire la fine bisogna ascoltare il disco!
Il videoclip è molto bello. Ti piacerebbe suonare una colonna sonora? Se sì, per quale regista?
Più che suonare, forse un giorno mi cimenterò nella scrittura. Già ora sto immaginando una sorta di spettacolo teatrale ispirato ad un libro che mi ha particolarmente colpita. Mi piacerebbe musicarlo.
L’anno scorso hai vinto la sezione jazz dell’Amadeus Factory. Cosa diresti a un giovane che vuole partecipare alla nuova edizione?
Di buttarsi! È stata un’esperienza divertente, stimolante e formativa. Gestire l’adrenalina da concorso sapendo in più che tutto ciò che dirai e suonerai andrà in TV non è cosa da tutti i giorni! In più i giudici di categoria sono musicisti immensi, ognuno nel suo ambito, perciò è un’occasione per imparare da chi ha molto da insegnare.
Qui il videoracconto dell’ultima puntata dell’Amadeus factory prima della finale.