A Bologna La fille du régiment con Maxim Mironov

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Al Teatro Comunale di Bologna, dal 9 al 15 novembre, va in scena “La fille du régiment” di Donizetti con Maxim Mironov nel ruolo di Tonio.

Quali sono le caratteristiche di un ruolo come Tonio nella Figlia del reggimento?

«È un ruolo bellissimo, un esempio di belcanto italiano, ma con l’aggiunta di charme puramente francese nella melodia e negli accenti. Il ruolo non è grande, ma presenta delle peculiarità. La cosa più stimolante per me sta nel dare l’impressione che tra il primo e secondo atto passi davvero un anno e quindi Tonio non è più il ragazzino innamorato ed entusiasta di arruolarsi nel reggimento ma un giovane uomo che ha visto la guerra. L’amore serbato per Marie è stato la sua salvezza».

Si trova a suo agio con la scrittura di Donizetti?

«Si, molto. Non è la prima opera di Donizetti che faccio. Ho cantato in “Anna Bolena” al Festival Donizetti a Bergamo, nella versione originale scritta per Rubini. È stata una sfida che ho lanciato a me stesso, ma ne sono uscito vincitore. Ho imparato molto in quella esperienza e posso dire che arrivo ben preparato per il ruolo di Tonio. Donizetti sapeva scrivere molto bene per le voci, a volte spingendo all’estremo i cantanti, ma sempre per una buona causa e con molta logica drammaturgica. Tutto questo aiuta molto ad eseguire i ruoli per tenore, abbastanza ardui, del bergamasco».

 

“Amici miei, che lieto giorno” è un pezzo di bravura non semplice da eseguire. Come lo affronta?

«Sto per svelarvi un segreto che noi tenori custodiamo gelosamente: quest’aria … non è difficilissima da fare. Soprattutto per la vocalità leggera del tenore di grazia. Lo dico a tutti, ma nessuno mi crede. La fama di un “Everest del belcanto” che ha questo brano è incredibile! Ma secondo me i tenori hanno diffuso questa leggenda per distrarre il pubblico dalla seconda Aria di questa opera, “Pour me rapprocher de Marie”, che è molto più intensa e difficile. Non ha i fuochi d’artificio come la prima, ma è  lì che si sente il vero livello del cantante».

Immagine di copertina Ph. Matilde Fassï

 

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