Nel mese di gennaio, c’è un suono che fa eco per le strade dei villaggi di Kastav, nella Croazia nord-occidentale: decine di campanari camminano infatti per queste strade, con campane legate intorno alla vita e indossando costumi che non li fanno certo passare inosservati. I suonatori sono vestiti di pelli di pecora e sfoggiano enormi cappelli rivestiti da rami di sempreverdi.
Da un villaggio all’altro, saltellano e si dimenano facendo risuonare le campane e avanzando in gruppi molto numerosi, nei quali spesso è presente anche un personaggio farsesco, come un uomo travestito da orso. Una volta raggiunta la piazza di uno dei paesi, iniziano danze frenetiche, che non smettono fino a che gli abitanti non offrono del cibo.
Sono diverse le teorie legate alle origini di questa tradizione: si dice sia nata per difendere i piccoli villaggi dai nemici, nel corso degli attacchi dei tartari prima e dei turchi poi; secondo un’altra teoria, la pratica è legata a un’usanza pre-cristiana, che vede nell’uso delle campane un ottimo antidoto contro gli spiriti maligni della stagione fredda.
Il dato certo è che, in questo modo, si rinnovano conoscenze e amicizie tra i diversi villaggi, rafforzando sia i legami extra-famigliari sia l’amore e la dedizione per il proprio territorio.
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