Rosita (USA 1923) è la pellicola che, dopo i successi europei, inaugura la carriera hollywoodiana di Ernst Lubitsch. Scritto e concepito per Mary Pickford, allora all’apice del successo, il soggetto del film è incentrato sulle vicende di una cantante di strada di Siviglia che, con le sue sagaci battute, irride il re di Spagna e ne maschera le malefatte. Tra i più innovativi tra i film di Lubitsch, Rosita fa rinuncia pressoché totale al linguaggio verbale in favore di una dimensione visiva di per sé eloquente: il gioco di luci, la composizione figurativa dell’immagine, il montaggio sono gli elementi che, meglio di qualunque didascalia, mirano a rendere il senso di una scena o il carattere di un personaggio.
Restaurato nel 2017 dal MoMA di New York, il film è stato presentato alla XXXII edizione del Festival Il Cinema ritrovato, in Bologna, in un restauro musicale curato da Gillian Anderson alla guida della Mitteleuropa Orchestra. La nota compositrice, direttrice d’orchestra e musicologa statunitense ha ricostruito la musica di Rosita partendo da un cue sheet del 1923, ovvero una lista dei brani musicali da eseguirsi in corrispondenza con le scene del film. Il cue sheet si basa in tutta evidenza sulla musica d’accompagnamento realizzata all’epoca dal compositore americano Louis Ferdinand Gottschalk. La lista di suggerimento, avallata a quanto pare da Lubitsch stesso, conta una quarantina di brani, molti dei quali preesistenti e tratti da repertori di musiche d’atmosfera ad uso delle compilazioni.
Per un film, come quello in oggetto, che fa leva in maniera pressoché totale sul puro linguaggio visivo, l’integrazione della componente musicale produce enormi conseguenze sul significato globale. L’atmosfera emotiva dei brani musicali prescelti di volta in volta influenza in maniera decisiva il senso complessivo della scena, orientandolo persino e polarizzandolo ora in senso ironico, ora drammatico, ora comico-burlesco. Nel ritrovare la sua musica, il film riguadagna una più ricca e ampia gamma di sfumature, che si lascia cogliere finalmente in tutta la sua complessità in virtù della ritrovata unità della significazione audiovisiva.
Immagine di copertina Ph. Lorenzo Burlando
Info: cinetecadibologna