Le atmosfere di Broadway degli anni Venti e Trenta e la raffinatezza del jazz che incontra la musica sinfonica. Nel concerto del 12 luglio all’Auditorium di Milano, nell’ambito della rassegna Estate Sforzesca, l’orchestra Giuseppe Verdi ha tracciato un percorso particolarmente suggestivo nella storia della musica americana con l’esecuzione di alcune tra le più famose composizioni nate dal talento di George Gershwin e dall’estro di Duke Ellington.
Il podio della Jazzy Night è affidato a José Antonio Montaño, direttore madrileno con una grande esperienza maturata sui palcoscenici dei più prestigiosi teatri iberici ed europei tra repertori operistici e spettacoli di danza. È l’Ouverture del musical Girl Crazy di Gershwin ad aprire il brillante programma, sottolineando da subito quello che sarà lo spirito della serata. Temi vivaci e incalzanti, alternati a melodie più ariose, riportano alla mente le insegne e le luci dei grandi teatri newyorkesi che hanno fatto la fortuna di questo genere. L’ampio organico dell’orchestra de laVerdi, che ha già abituato il pubblico ai generi più svariati, si trova decisamente a proprio agio anche di fronte a una partitura dalle notevoli suggestioni jazzistiche.
The Nutcracker Suite, ispirata al celeberrimo Schiaccianoci di Pëtr Čajkowskij, prosegue il cammino intrapreso e ripropone i temi memorabili del balletto del compositore russo secondo l’armonizzazione e l’orchestrazione di uno dei più grandi maestri del jazz, Duke Ellington. Così i movimenti della suite čajkowskijana vengono riletti e la Danza degli zufoli diventa Toot Toot Tootie Toot, la Danza russa si trasforma nel Volga Vouty, la Danza cinese è modellata su una Chinoiserie, la Danza araba dà vita all’Arabesque Cookie, mentre il noto Valzer dei fiori si traduce genialmente nell’esplosiva Danse of the Floreadores.
Giunge quindi il momento del talentuoso pianista milanese Luca Buratto, protagonista assoluto nella celebre Rapsodia in blue di Gershwin. Il giovane interprete, vincitore di concorsi internazionali e già invitato a esibirsi in festival e sale da concerto di assoluto rilievo, è perfettamente affiatato con il direttore Montaño e con l’organico orchestrale. Il brano, che prende avvio con il caratteristico trillo e con la lunga scala cromatica del clarinetto, non ha di certo bisogno di presentazioni. Gli interventi impeccabili di Buratto nei fraseggi virtuosistici del pianoforte, sempre in dialogo con il tessuto orchestrale, hanno reso al meglio lo spirito di una delle composizioni che più efficacemente fonde elementi caratteristici della musica colta alle sonorità del jazz e del blues.
Con Un Americano a Parigi, poema sinfonico e colonna sonora dell’omonimo film musical, l’orchestra diretta dal maestro Montaño traduce l’energia e la dinamicità della capitale francese che Gershwin fissa sulla partitura a seguito del periodo trascorso in città negli anni Venti. La finalità del compositore è infatti quella di trasmettere l’impressione che ha un visitatore americano della grandeur parigina, tra i rumori della strada e i clacson squillanti dei taxi lungo gli Champs-Élysées. Con questo affresco musicale dell’atmosfera trionfante della vita di inizio Novecento ai piedi della Tour Eiffel si conclude un concerto coinvolgente, che risveglia nel pubblico la curiosità per un genere a cui laVerdi dedica sempre nei suoi programmi una particolare attenzione.