A Palermo la Winterreise secondo Johannes Held

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Domenica 14 maggio presso l’Auditorium SS. Salvatore di Palermo il baritono tedesco Johannes Held e la pianista finlandese Pauiliina Tukiainen hanno eseguito il celebre ciclo di 24 lieder (numero di catalogo D. 911) di Franz Schubert su testo di Wilhelm Müller. Inserito nel Festival «Schubertiade», questo concerto è il quarto appuntamento del ciclo dedicato interamente al compositore viennese organizzato dalla Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana. Sarà che ormai la Winterreise è entrata a pieno titolo nel repertorio più richiesto di Held, sarà anche perché la recente versione scenica diretta da Ebbe Kubsen gli ha dato la possibilità di poter approfondire anche un certo tipo d’interpretazione (si tratta dell’interessante progetto Winterreise Staged in tournée tra il 2015 e il 2016), sta di fatto che il giovane baritono spicca notevolmente, oltre che per la bellezza di voce, anche per un’appassionata partecipazione fisica.

Composto da Schubert nel 1827 questo ciclo di lieder fu pubblicato in due parti a gennaio e dicembre dell’anno seguente. Considerata la summa del compositore austriaco, la Winterreise costituisce uno dei più intensi e indicativi cicli di lieder, che incarnano la visione romantica dell’amante respinto che vaga alla ricerca del senso della vita. In questo ciclo Schubert dà alla scrittura per pianoforte pari importanza a quella della voce, cessando di trattare lo strumento come mero accompagnamento, ma facendolo entrare di diritto come protagonista del discorso musicale.

Pauliina Tukiainen interpreta benissimo questo ruolo, con temperamento ma senza personalizzare troppo il fraseggio pianistico. Il tocco espressivo sorprende e il dialogo con Held si fa a tratti profondamente intimo, come in chiusura del primo lied «Gute Nacht» o nella seconda strofa del secondo lied «Die Wetterfahne». Johannes Held stupisce per la voce pulita, sicura e per un timbro gradevole che sa sfruttare bene attraverso un fraseggio sempre attento sia alla partitura sia all’espressività del testo. Anche le brevi pause tra un lied e il successivo sono occasione per immergersi nelle atmosfere di ciascun componimento attraverso un gioco di sguardi e movimenti appena accennati che però hanno un notevole potere comunicativo. È il caso della bella interpretazione di «Der Lindenbaum», dove l’atteggiamento estatico, unito all’ottimo controllo della voce sia nei volumi sia nell’intonazione, rende questa esecuzione una delle più efficaci. Notevole è la resa della voce negli acuti, come nel finale di «Die Krähe» o nella seconda strofa di «Der Lindenbaum», ma anche nelle note gravi come in «Wasserflut» ma decisivo è anche l’uso parsimonioso del vibrato e la perfetta tenuta sottovoce in alcuni lied («Das Wirtshaus»).

Nel complesso si ha la sensazione di assistere a uno spettacolo dalla continuità logica là dove invece questi lieder non hanno un filo narrativo. L’affiatamento dei due interpreti e la varietà di soluzioni interpretative riescono a tenere sempre viva l’attenzione del pubblico che apprezza e applaude con convinzione.

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